UN TETTO COMUNE.
Una costruzione con la montagna dentro. Una vocazione alla cura. Una tecnica di muratura. Migliaia di mani e di volontà, incluse alcune venute da oltre i mari. Colori, altezze, lingue, culture e modi diversi, e un tetto in comune.
-*-
Il colato si deve fare in un’unica gettata. Non si può a pezzi, perché il tetto verrebbe male. È lì che bisogna mettersi tutt* insieme, ma ben organizzati. Il colato di un tetto è come un ballo: ciascuno sa il proprio posto, ciò che gli tocca e con chi farlo. Se piove, allora sì che è tutto da buttare. Bisogna quindi chiedere ai più esperti, stare attent*, pront*. Finché si decide “quel giorno”, si raduna la gente, si distribuiscono i compiti. Si fa presto, perché altrimenti il caldo diventa insopportabile e ti ritrovi come uno scarafaggio dopo la fumigazione. Quando si finisce, ridiamo e beviamo pozol. A pranzo c’era carne di manzo che abbiamo condiviso. Non c’è festa fuori, ma sì nel cuore. “È nostro”, pensiamo. E sappiamo che è di tutt* e di nessuno. Una sala operatoria vuol dire un luogo dove chi conosce l’arte del coltello ti toglie il male come si strappa un cattivo pensiero. Ci vuole tempo e ti lascia un po’ malridotto, ma così è la vita: ci mette tempo e ti lascia malridotto, però arriva il momento in cui il colato è fatto. E non c’è festa fuori, ma sì nel cuore. Costruire è come lottare: lo fai perché un giorno ne avrai bisogno. Tu o i tuoi, che non vuol dire proprietà, ma la tua famiglia, i vicini, le compagne e i compagni.
Sì, manca chi ne capisca di elettricità, perché ci saranno apparecchi di quelli non per tutt*. Monofase, bifase, trifase e la messa a terra e chissà quante altre cose. Terra ne abbiamo, ma bisogna saperci fare con l’elettricità, perché altrimenti gli apparecchi si rompono e allora è tutto inutile. È come se in un ballo si spegne la musica: resti con la cumbia a metà. Immagina che ti stanno operando la pancia e salta la luce e resti con le budella che penzolano come un vecchio fazzoletto. Per questo il passo successivo è trovare un elettricista. Bisogna trovarne uno disposto al comune. Gli elettricisti si ammalano? Si ammalano, e hanno bisogno anche loro. Manca questo. E mancano finestre e porte, perché non una finestra o porta qualunque. Dottoresse e dottori? C’è già, per così dire, una squadra. Ma sicuramente ne arriveranno altri. Perché se hai coltello, machete, motosega, trapano, ma non c’è chi ti apra la pancia, allora è inutile, come diciamo qui. Alcuni dottori sono già venuti a vedere. Io non mi sono fatto vedere perché, vai a sapere, magari mi guarda e vuole già cominciare a praticare. E poi non c’è ancora l’elettricità speciale. Meglio aspettare. Però il tetto c’è.
Sì, mancano ancora molte cose, ma ora ha un tetto, e un tetto è importante per la vita. Per questo gli dèi fecero il cielo, per dare al mondo un tetto.
Sì, manca quel che manca.
Speriamo facciano i tamales. Sì, speriamo che non siano crudi.
Dalle montagne del Sud-Est Messicano.

Il Capitano.
Novembre 2025.
Immagini di Terci@s Compas Zapatistas
Musica di El Cañón del Sonidero «Reina de Cumbias / La cumbia sobre el Río»
Traduzione a cura di 20ZLN
No hay comentarios todavía.
RSS para comentarios de este artículo.