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Palabra del Ejército Zapatista de Liberación Nacional

Ago212024

IL VIAGGIO

IL VIAGGIO

Agosto 2024.

Ah, l’’adrenalina del potere.  È come con lo stipendio: non importa quanto ne hai, ne vuoi sempre di più. Ti ubriaca e crea dipendenza.  Naturalmente, poi arrivano i postumi… quando arrivano.

Nel lungo e complicato viaggio del governante, qualunque esso sia, è la destinazione che conta.  E, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la destinazione non è arrivare da qualche parte.  No, la meta è passare alla storia come il pilota brillante e storico che è il Supremo.

Ogni mattina accende i tergicristalli del veicolo che alcuni chiamano ancora “Nazione”.  Pulisce la moltitudine di insetti e di sporcizia che si è attaccata al vetro.  Che nulla possa oscurare o distorcere la sua visione della strada, né le lettere d’oro che nobiliteranno la storia del suo Paese o, meglio ancora, del mondo.

Che gli insetti siano cadaveri e dispersi, non importa.  Che la sporcizia sia sangue e sassi lanciati dalla realtà, neppure.  Che nulla fermi la sua avanzata.

E quando il suo turno al volante sarà finito, cosa resterà?

Perché a nessuno sembra interessare dove porta quella strada e, soprattutto, chi è il proprietario del veicolo.  Non è forse lui a decidere dove, con chi, a quale velocità e con quali passeggeri fare quel viaggio?

 Ah, ma ci saranno sempre i pedoni della storia.

Dalle montagne del sud-est messicano.

El Capitan.
Agosto 2024.

P.S. DI BILANCIO

1.- Non dimentichiamo che Chalco, più di 30 anni fa, era il gioiello emblematico di Carlos Salinas de Gortari e del suo programma “Solidarietà”, predecessore intellettuale e pratico dei programmi di “Welfare”.  Di fronte a ciò che ora si soffre in questo paese, dov’è Salinas de Gortari per renderne conto?  I sudditi di oggi saranno responsabili delle catastrofi prevedibili che deriveranno dai suoi megaprogetti di “welfare”?

2.- Gli oppositori conservatori erano “avversari”. E coloro che si ribellano e resistono al sistema? Ah, quelli erano (e sono) nemici.  Meritavano e meritano morte, discredito e oblio.  O tutti insieme.  Da qui l’oblio, l’impunità e l’ignoranza di fronte all’omicidio del fratello Samir Flores Soberanes e di tutti i guardiani della Terra assassinati, fatti sparire e imprigionati nella cosiddetta “rivoluzione delle coscienze”.

3.- Non importa il nome, è la stessa cosa.  Basta uno sguardo sereno per capirlo.  Naturalmente, se si vuole capire e non solo confermare fobie e fisime personali (gratuite o a pagamento).

4.- È vero che nel partito di governo non tutti sono uguali.  Ci sono criminali impuniti, che erano già criminali nel PRI, nel PAN, nel PRD, nel PT e nel PVEM prima di passare al partito di governo; o come il futuro capo della Pubblica Istruzione.  E ci sono quelli che sono semplicemente stupidi, come il paradossale Marx Arriaga.

5.- L’errore commesso prima del “beneficio del dubbio” si sta ripetendo.  Coloro che ci hanno criticato per non aver sostenuto e anzi criticato il cambio di pelle della vipera, sono stati i più ferocemente attaccati dalla persona che hanno difeso.  Ora lo fanno di nuovo, sostenendo che “è una donna”.  Uomo, donna, altro, non importa.  Lassù, in alto, c’è il problema, non la soluzione.  Se non guardano in basso, continueranno a inciampare sulla stessa pietra.  E questo sarebbe già patologico.  Il partito al governo non cerca sostegno, ma complicità.

6.- C’è stato l’autoritarismo di Gustavo Díaz Ordaz, il nazionalismo di cartone di Luis Echeverría Álvarez, la demagogia corrotta di José López Portillo, la mediocrità amministrativa di Miguel de la Madrid, la perversione di Carlos Salinas de Gortari, la vocazione criminale di Ernesto Zedillo, l’ignoranza enciclopedica di Vicente Fox, il militarismo e il cortocircuito di Felipe Calderón e la frivola superficialità di Enrique Peña Nieto. Chi altro? Ah, e la corte di adulatori di tutti loro.  Cambiano i presidenti, cambiano gli stipendi.  L’auto-elogio e il lamentarsi, sì, fanno parte dello “stile personale di governo”.

P.S. DI SBILANCIO

1.- La strategia della mal denominata opposizione del “no alla sovrarappresentazione” non mira all’inesistente, da decenni, equilibrio dei poteri.  Quello che vogliono è aumentare il prezzo di vendita delle loro decisioni alle Camere.  Una logica di mercato, dunque.

2.- La presunta “difesa” della magistratura non è altro che autodifesa.  I criminali tendono ad unirsi quando sono minacciati.  La posta in gioco non è l’autonomia dei giudici, ma chi gestisce il business della compravendita della giustizia.

3.- Gli autori intellettuali dell’“unità dell’opposizione” non spiegano il fallimento.  Gli errori sono pagati da altri, non da loro, quindi non c’è problema.  La sconfitta di Bertha dimostra che la questione non è di genere o di rubriche “specializzate”, ma di apparato.  E questo è stato loro tolto dal partito al governo sei anni fa.

4.- Si sono lamentati, si lamentano e si lamenteranno delle stesse cose che hanno praticato per anni: bugie, calunnie, insulti, offese, denigrazioni, sputi mediatici, la “non presentazione di prove di ciò che è stato detto”, abuso di potere nei media, il tribunale mattiniero.  E di una piattaforma informativa ridicola, come quella che hanno costruito per decenni.  Blateranti, dunque.  Al plurale.

5.- Pensavate davvero che personaggi come Alito, i Chuchos e come si chiama il presidente di Acción Nacional, sarebbero stati un’opzione eleggibile? Che le sciocchezze di Bertha avrebbero “tirato” il giovane elettorato?

6.- Non hanno saputo presentarsi come opzione di “centro” (non solo perché non esiste, ma questo è un altro discorso), né come opzione di destra.  Ma non preoccupatevi, l’ideologia è solo questo, ideologia.  Ciò che conta sono gli affari.  Cioè la politica realistica.

 Quindi è tutto.

 C’erano alcune cose lasciate in sospeso nei megabyte, ma questo verrà dopo.  Oppure no.

Il Capitano.

(Segue…)

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