LO SBARCO
«El Desembarco» di León Gieco eseguita da León Gieco (Voce e Armonica), Jairo (Voce e Djembe), Silvina Moreno (Voce), Sandra Corizzo (Voce), Diego Boris (Armonica), Antonio Druetta (Mandolino), Pablo Elizondo (Chitarra), Luciana Elizondo (Violoncello). 2021.
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Da L’Altra Europa.
Individui, Gruppi, Collettivi, Organizzazioni e Movimenti Europei – con la collaborazione dello Squadrone 421.
Giugno 2021
P.S.- C’è questa canzone di León Gieco intitolata «El Desembarco». Ce l’ho da anni nella cartella dei «sospesi», chiedendomi quando e in quale video inserirla. Alla fine ho pensato che quando sarebbe arrivato il suo momento, l’avrei saputo.
Guardando il momento in cui Marijose mette piede sul suolo della Galizia, ho pensato, non alla canzone, ma alla trama invisibile che univa la musica e uno stivale da bucaniere, indossato da un piede maya originale, che si posava sul suolo iberico.
Ho indagato ed ho scoperto che la canzone è stata pubblicata nel 2011, in un album omonimo. È stato 10 anni fa… o più. Quando è che León Gieco ha scritto nel suo cuore questa canzone, questo fratello involontario – o fratello giurato, come Juan Villoro-, che abbiamo nel grande abbraccio che è l’America Latina? Mesi o anni prima?
León ha sognato ciò che dice il testo?
È lo stesso sogno che ha fatto Marijose quando, nell’abbraccio infuocato di aprile, le fu detto che sarebbe stata la prima a sbarcare? È lo stesso che fece il defunto SupMarcos quando, anni prima della sollevazione, scrisse «Marinaio nella montagna»? Lo stesso che ha svelato a Don Durito de La Lacandona quando ha immaginato (o realizzato, non si saprà mai) il suo periplo attraverso le terre d’Europa? Lo ha sognato la Comandante Ramona, la prima ad uscire dal territorio zapatista e al cui passaggio è nato il Congresso Nazionale Indigeno? È lo stesso che sognava l’allora tenente colonnello Insurgente Moisés quando – nel 2010 e nei pressi di una capanna tra le montagne del sudest messicano – ha ricevuto il grado di Subcomandante? Quello che fecero il Señor Ik, il SubPedro e altri 45 zapatisti, pochi istanti prima di cadere in combattimento nel gennaio del 1994? Quello che, collettivamente, ha sognato il popolo originario Sami – nell’estremo nord dell’Europa – con la Dichiarazione per la Vita? L’ha sognato Gonzalo Guerrero più di 500 anni fa, quando fece proprio il percorso e il destino del popolo maya? Inquietò Jacinto Canek?
Ha alleviato in qualche modo la dipartita del Comandante Ismael, della dott.ssa Paulina Fernández C., di Oscar Chávez, di Jaime Montejo, di Jean Robert, di Paul Leduc, di Vicente Rojo, di Mario Molina, di Ernesto Cardenal e di tanti e tanti famigliari – fratelli e sorelle senza saperlo – che abbiamo perso negli ultimi mesi?
È il sogno che ha animato l’Europa del basso che ha organizzato questa incredibile e meravigliosa accoglienza a Vigo?
Quello che ora percorre le strade, i quartieri, le campagne e le coste d’Europa e che ripete «Pioverà a luglio a Parigi?»
È il sogno che anima le voci che, negli emblematici specchi della spiaggia di Vigo, hanno attraversato l’Atlantico ed annidano ora nelle comunità zapatiste?
Perché non da una nave scende lo Squadrone 421, ma sbarca da La Montaña «senza armi, per la vita».
È umano questo? Ciò che ricama il lungo e occulto filo che unisce geografie diverse e lontane, che unisce calendari vicini e lontani?
Non lo so. Ma consiglierei a chi è posseduto dalla maledizione dell’arte: plasma tutto questo nel tuo sogno. Qualunque cosa sia, ma che sia tuo.
Perché non si sa mai quando e dove un altro sguardo, un altro ascolto, altre mani, un altro passo, un altro cuore, in un altro calendario e in un’altra geografia, lo tirerà giù dal grande scaffale delle illusioni, gli aprirà le viscere e lo pianterà, come un seme, nella dolente realtà.
In fede.
Il SupGaleano.
Giugno 2021
Traduzione “Maribel” – Bergamo
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