DICHIARAZIONE DELLA SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE DEL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO-CONSIGLIO INDIGENO DI GOVERNO
Alle Reti di Appoggio al Consiglio Indigeno di Governo
Alla Sexta Nazionale e Internazionale
Ai popoli del Messico e del mondo
Sorelle, fratelli:
Dalla Seconda Assemblea Plenaria del Congresso Nazionale Indigeno e Consiglio Indigeno di Governo, svoltasi dall’11 al 14 ottobre presso il CIDECI-UNITIERRA, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, ci rivolgiamo rispettosamente alle compagne e compagni che formano le Reti di Appoggio al CIG, alle comunità indigene di questo paese e del mondo per guardarci, consultarci ed intraprendere nuovi passi per la costruzione del nuovo mondo che necessitiamo.
Lo diciamo con urgenza, perché noi che siamo popoli originari, nella nostra lotta contro la profonda malattia causata dal capitalismo, tessiamo la vita, perché è la consegna che abbiamo ricevuto dai nostri antenati. Questo, per noi, significa costruire la vita e farla crescere in ogni angolo con la speranza che investa sulla memoria e sui tempi a venire. Ci intessiamo collettivamente come popolo ed in questa azione ci intessiamo anche come persone.
Siamo reti nei nostri luoghi in cui cerchiamo collettivamente di avere una sola parola che sia lo specchio della nostra madre terra, del suo battito e della sua vita. Siamo reti di reti nelle nostre comunità e regioni che sono collettivi di collettivi, dove troviamo un sola parola altra, che tra i nostri ascoltiamo con attenzione perché continua ad essere ciò che abbiamo deciso liberamente di essere, questa è la nostra lotta permanente e per questo la rispettiamo e onoriamo, rendendola il nostro governo, non solo adesso ma sempre, perché dalle nostre differenze sorge l’accordo collettivo. Ovvero, dal nostro essere differenti sorgiamo come uno solo, come i popoli che siamo ed è per questo che onoriamo anche le nostre differenze.
Così, quando per accordo del Quinto Congresso Nazionale Indigeno abbiamo deciso di formare il Consiglio Indigeno di Governo, non è stato vacillando, né pretendendo che tutti fossero come noi, né volendo dire agli altri che cosa fare, ma per dire al mondo che non è vero che il governo debba esistere per distruggere, ma per costruire. Non è vero che il governo debba servirsi, ma servire. Deve essere lo specchio di quello che siamo quando sogniamo per decidere il nostro destino, e non la menzogna che ci soppianta per dire, in nome nostro, che vuole vedere morto tutto ciò che gli sta intorno.
Ciò che tessiamo lo chiamiamo organizzazione ed è il territorio che difendiamo, è la lingua che parliamo e ci rifiutiamo di perdere, è l’identità che non dimentichiamo e che rendiamo grande con la lotta. Ma tutto questo è anche quello che i padroni del denaro vogliono distruggere e trasformare in altro denaro, trasformarlo in merci con lo sfruttamento, con la povertà, la malattia e con la morte di molti altri milioni di persone che non sono dei nostri popoli e che vivono nelle città e nelle campagne. Cioè, non è neppure vero che la morte, la repressione, la predazione e il disprezzo siano riservati solo a noi popoli originari.
Per questo, esercitare l’autonomia con le nostre forme ancestrali di camminare domandando è l’unica porta per continuare a fare della vita la nostra strada irrinunciabile, perché al di fuori tutto si è regolato per appoggiare il terrore e il profitto dei potenti. In questo contesto, benché la nostra libera determinazione sia riconosciuta nelle sue leggi viziate, non c’è modo che si fermi, o almeno che si freni l’accumulazione capitalista basata sul nostro sterminio. Questo sarà possibile solo quando si smantellerà la proprietà, la finca, il campo di concentramento o il cimitero, tutto quello in cui hanno trasformato il nostro paese e il nostro mondo.
Il Consiglio Indigeno di Governo è la forma di onorare le nostre differenze per trovare qui la parola nella quale ci rispecchiamo e che sia un governo vero. L’altro, quello che sopra chiamano Stato Messicano, è solo una menzogna per imporre, reprimere ed occultare la morte che oramai trabocca rendendo evidente l’inganno. Ovvero, non sono altro che una banda di ladri che finge di essere istituzione di destra o di sinistra. In ogni caso, portano con sé la guerra e per quanto la mascherino, ormai deborda anche per loro, perché il padrone è il padrone.
Ma in basso, non abbiamo che da difendere la vita con o senza le menzogne del governo uscente, del governo entrante, perché le parole sono superflue quando si minacciano i popoli Binniza, Chontal, Ikoots, Mixe, Zoque, Nahua e Popoluca dell’Istmo di Tehuantepec con i loro progetti trans-istmici e l’espansione delle Zone Economiche Speciali, i popoli Maya con il loro progetto del treno capitalista che al suo passaggio spoglia e distrugge la terra. Le parole sono superflue di fronte all’annunciata semina di un milione di ettari con alberi da frutto e legname nel sud del paese, davanti all’architettata e illegale consultazione per la costruzione del Nuovo Aeroporto di Città del Messico, o di fronte all’offerta di continuare ad investire alle imprese minerarie che hanno in concessione grandi estensioni di territori indigeni. Le parole sono superflue quando senza consultare i nostri popoli il futuro governo impone la creazione, in stile vecchio indigenismo, dell’Istituto Nazionale dei Popoli Indigeni, comandato dai disertori della nostra lunga lotta di resistenza.
Le parole sono superflue quando vediamo il cinismo con cui i popoli del Messico vengono consegnati agli interessi degli Stati Uniti attraverso il Trattato di Libero Commercio, lo stesso che promette di ratificare il futuro governo di López Obrador che in uno dei suoi primi discorsi non dubitò di ratificare la continuità con l’attuale politica monetaria e fiscale, cioè, la continuità con la politica neoliberale che sarà garantita con l’annuncio che i corpi militari continueranno ad essere nelle strade e con la pretesa di reclutare 50 mila giovani tra le fila armate che sono servite a reprimere, spogliare e seminare il terrore in tutta la nazione.
Quando le nostre domande furono di fermare questa guerra e che i diritti dei popoli indigeni fossero riconosciuti nella costituzione messicana, tradotti negli Accordi di San Andrés, fummo traditi perché il padrone che non vediamo e che è servito da quelli che dicono di governare, ordinò di estendere su di noi molte leggi che rendono legale derubarci con violenza la terra, introdurre programmi per dividerci e farci scontrare tra di noi, seminare il disprezzo e il razzismo in ogni direzione. Quindi, le parole sono superflue anche quando con cinismo parlano di riconoscere nelle loro leggi profondamente marce gli Accordi di San Andrés o la nostra libera determinazione, senza minimamente toccare l’assassina struttura capitalista che è lo Stato Messicano.
Approvando gli Accordi di San Andrés nell’attuale contesto, stante vigenti le successive riforme all’articolo 27 della Costituzione che hanno trasformato la terra in merce mettendo le ricchezze del sottosuolo nelle mani delle grandi imprese, senza abolire i regimi di concessione di acque, miniere, beni nazionali e idrocarburi, senza imporre limiti al potere imperiale derogando dall’attuale Trattato di Libero Commercio e ponendo severi limiti alle grandi corporazioni transnazionali, senza distruggere il controllo che i cartelli del crimine organizzato, appoggiati dai corpi militari, esercitano sui nostri territori, nel migliore dei casi vivremmo in una grossolana illusione che ci nasconde l’aggressione del denaro contro i nostri popoli.
Noi, nel Congresso Nazionale Indigeno-Consiglio Indigeno di Governo, non abbiamo dubbi e non saremo parte di nessuna trasformazione esponenziale capitalista che con le sue pratiche viziate mira ai nostri territori. Non saremo parte della sua menzogna assetata del nostro sangue e del nostro stermino.
È per questo che abbiamo deciso di continuare a costruire l’organizzazione che si trasformi in un governo proprio, autonomo e ribelle, con compagne e compagni di altre geografie, per rompere in maniera collettiva l’inerzia che ci impongono, per vedere insieme da dove viene la tormenta ed in mezzo ad essa non smettere di tessere fino a che il nostro tessuto si unisca agli altri che germogliano in tutti gli angoli del Messico e del mondo affinché si facciano Consigli che, insieme a noi, siano consiglio di governo con le reti di appoggio al CIG. Che si sviluppino con le proprie forme e la propria identità in campagna e città senza che importino le frontiere.
Abbiamo deciso di consultare le nostre comunità, popoli, nazioni, tribù e quartieri sulle forme e modi di costruire insieme alle reti di reti, piccole e grandi, un coordinamento che ci arricchisca nell’appoggio e nella solidarietà, che faccia delle nostre differenze la nostra forza, in reti di resistenza e ribellione con la parola che ci rende uno solo, in maniera rispettosa e orizzontale.
E come è nostra pratica, ogni passo dipende da ciò che concordiamo in basso, perciò porteremo nelle nostre regioni queste decisioni per essere approvate, e che la parola collettiva che ci rende ciò che siamo, ci imposti il ritmo, il modo e la meta.
I nostri passi dipenderanno anche da quello che in basso collettivamente decidano gli altri e le altre, i maestri, studenti, donne, lavoratori delle campagne e delle città, da tutti quelli che in mezzo alla guerra capitalista hanno deciso di tessere l’organizzazione che abbatta la morte e la distruzione in cui i capitalisti vedono solo profitti. Se è la vostra decisione, in basso e autonoma, vi invitiamo a consultarvi in maniera seria e impegnata all’interno delle vostre organizzazioni e collettivi se è o non è necessario per voi formare il vostro Consiglio di Governo.
Se così deciderete, a seguito del nostro appello a far tremare la terra con l’organizzazione del basso e a sinistra, potrete sempre contare sulla nostra parola compagna, disinteressata e solidale. Compagn@ non saranno passi facili, né rapidi, ma siamo convinti che nasceranno profonde crepe per smontare il potere di sopra.
Al momento opportuno e in accordo alla consultazione che realizzeremo nelle nostre comunità, il CNI-CIG discuterà l’incorporazione in qualcosa di più grande che sia capace di incorporare le nostre lotte, pensieri e identità. Qualcosa di più grande che si renda forte con le visioni, modi, forme e tempi di ognuno.
Sorelle, fratelli, questa è la nostra parola collettiva che invita all’organizzazione in basso per difendere la vita e guarirci insieme alla nostra madre terra.
Dal CIDECI-UNITIERRA, San Cristóbal de las Casas, Chiapas
14 ottobre 2018
Per la Ricostruzione Integrale dei Nostri Popoli
Mai Più Un Messico Senza Di Noi
Congresso Nazionale Indigeno
Consiglio Indigeno di Governo
Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Traduzione “Maribel” – Bergamo
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