ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
Messico
Febbraio 2016
Alle compagne e ai compagni della Sexta:
A chi di dovere:
Compagni e non compagni:
Ciò che vi stiamo per raccontare proviene dalla voce stessa di indigeni aderenti ai partiti che vivono nelle diverse zone nello stato messicano sudorientale del Chiapas. Sebbene militino, simpatizzino o collaborino nei diversi partiti politici istituzionali (PRI, PAN, PRD, PVEM, PMRN, PANAL, PT, PES, PFH,… più quelli che salteranno fuori da qui al 2018), hanno in comune l’avere ricevuto i programmi di assistenza del malgoverno e di essere materiale umano per voti e per trasporti terrestri e celestiali, oltre che, ovviamente, di essere indigeni e messicani.
Quel che state per leggere non solo non è apparso, né appare, né apparirà sulla stampa prezzolata locale, nazionale e internazionale, ma per di più contraddice puntualmente la propaganda governativa e le lodi che ne cantano i suoi media (tra l’altro, molto male).
In sintesi, sono manifestazioni di un crimine: la spoliazione «legale» di terre, storia e cultura di comunità indigene che hanno creduto che i malgoverni e le organizzazioni partitiche esistano per aiutarle. Abbiamo omesso i nomi reali di comunità e persone perché ce lo ha espressamente richiesto chi ha parlato, in alcuni casi perché teme rappresaglie, e in altri per la vergogna e l’imbarazzo di cui soffre per la fregatura subita.
I protagonisti sono solo una piccola parte delle vittime di una guerra, la più brutale, terribile, sanguinaria e distruttiva nella storia mondiale: una guerra contro l’Umanità.
Forniremo soltanto alcuni esempi perché ce ne sono molti, sebbene la menzogna e la sofferenza si ritrovano accoppiate in ciascuno di essi. Dunque…
Quel che qui si scrive è quel che sta accadendo nelle comunità aderenti ai partiti.
Al primo impatto non gli si crede ma quel che vi raccontiamo è un fatto, tale e quale che lo raccontano e dicono le compagne e i compagni basi d’appoggio; e lo dicono i non zapatisti delle comunità, quel che si sta soffrendo nei loro villaggi. Ciò al di là di quel che stanno soffrendo negli altri villaggi dei compagni e compagne del Congresso Nazionale Indigeno nel nostro paese, di cui non si sa molto perché non ci sono mezzi di comunicazione che ne diano notizia, perché la maggior parte dei media esistenti è prezzolata.
Ciò che vi scriviamo è cosa di meno di un anno fa.
Osserviamo come fossimo su un drone sotterraneo per vedere come stanno gli aderenti ai partiti di sotto, lontano dalle statistiche governative e dalle inserzioni a pagamento sui media.
Dalle parti di La Realidad, in una comunità – be’, continuerà a essere una comunità se si difenderà, perché ora vedrete cosa è successo. Non sono zapatisti, bensì aderenti ai partiti.
Vi giunse il progetto di allevamento del malgoverno. Diede bestiame a tutti gli appartenenti all’ejido, non in comune, ma individualmente. Individualmente diede vacche, cavallo, finimenti, recinto, fili per recinti, sale, e in comune diede loro la cassetta dei medicinali veterinaria.
E la gente era ben contenta. Aveva perfino cartelli e magliette che dichiaravano che il governo mantiene la parola. E i governanti si fecero le foto e pagarono i media prezzolati per dare la grande notizia: «le comunità partitiche progrediscono, mentre gli zapatisti stanno come o peggio del 1994». I funzionari misero a bilancio di avere speso molto, per nascondere quel che si sono rubati: un po’ per loro, un po’ per i governi, un po’ per i media prezzolati.
Ma le notizie viaggiano come la gallinella cieca, che non sa dove andare: e il chapo se ne è scappato per la seconda volta, e lo hanno preso per la terza, ed è venuto il papa, e se ne è andato il papa, e intanto in qualsiasi angolo del Messico, o del mondo, hanno picchiato-violentato-incarcerato-assassinato-fatto sparire-non-importa-chi. E la notizia è parte del sistema, ovvero è anch’essa una merce. E si vende se si dice, e si vende se si tace. Perciò i media ricevono un mucchio di soldi per dire… e molti di più per tacere.
Ma non passò molto tempo: uno di questi membri dell’ejido del villaggio che riceve sostegno governativo, fu preso dalla necessità e vendette una vacca. Dicendo «la necessità» vogliamo dire che ha avuto un’urgenza, come una malattia grave. A quel punto arrivò l’ispettore del progetto e iniziò a contare le vacche, una a una, che gli aveva dato; alla fine ne mancava una di uno di loro, cioè dei membri dell’ejido. Allora l’ispettore gli disse: «Non puoi vendere, perché non hai chiesto il permesso? Devi comprarne una in sostituzione, e che sia della stessa stazza e della stessa razza». Il signore dell’ejido gli rispose: «Ma come, signore, se ho già speso il guadagno per necessità… dove trovo i soldi per comprarne una in sostituzione?». E l’ispettore risponde: «Questo non è un problema mio, è un problema tuo, compra quella in sostituzione, è tutto, altrimenti ti portiamo via tutto il resto«.
Non passò un mese che ritornò il maledetto ispettore e riunì i membri dell’ejido, e poi disse a tutti, tirando fuori gli incartamenti e mostrandoli alla gente: «Tutti questi fogli sono la lista, le ricevute, le fatture di tutto quel che avete già ricevuto dal governo, perciò ora la terra non è più vostra, dovete andarvene e che sia con le buone, altrimenti sarà con le cattive. Se ve ne andrete con le buone è già pronto il posto dove vivrete, a Escárcega, cioè nello stato di Campeche, oppure andrete a Los Chimalapas”.
Vale a dire che in tutto quel periodo in cui erano contenti per il sostegno del malgoverno, in realtà stavano accudendo, come peones, il bestiame che non era loro. E tutte le carte che avevano firmato, con i loro verbali dell’ejido e le loro credenziali di elettori, in realtà significavano che stavano svendendo le loro terre senza saperlo.
Da lì in poi finirono i sorrisi e arrivarono la pena, la tristezza, il dolore e la rabbia.
Perché in quel posto è zona turistica. E’ dove il fiume Jataté forma alcune piccole isole molto belle. Ecco cosa vogliono i signori che vivono di banconote e di monete. Questo sta succedendo nella comunità di X, municipio ufficiale di Maravilla Tenejapa, alla frontiera con il Guatemala.
Sapete dove rimane Los Chimalapas? Sì, nella zona contigua allo stato di Oaxaca. Sapete che lì ci sono frequenti conflitti, per problemi di terra, tra contadini di Oaxaca e del Chiapas? Ebbene, aumenteranno. I governi federale e statali stanno usando questo luogo per ricollocare chi viene privato delle sue terre. Ecco cosa fa il populismo governativo: non risolve problemi, li ingigantisce e li trasferisce in altre geografie perché esplodano in altri calendari.
Ai malgoverni e agli uomini di partito di sopra non importano i bisogni della gente. Tutte le loro campagne e i loro programmi sociali non sono soltanto una grande menzogna e una fonte di denaro per arricchirsi, ma sono anche un mezzo per la spoliazione.
Ma continuiamo ad ascoltare e vedere gli aderenti ai partiti.
Nella zona del caracol di Garrucha (ma anche nelle altre zone) è accaduto questo fatto: nelle comunità W, X e Y hanno ricevuto i progetti di «Pro Albero«, e anche in altri villaggi, ma non ce lo raccontano. Questo invece ce lo hanno raccontato da queste tre comunità, perciò lo diciamo. Proviene tutto da aderenti ai partiti nel municipio ufficiale di Ocosingo, Chiapas.
A tutti questi villaggi, il governo ha proibito di tagliare nuovi alberi per le proprie necessità, come la legna per cucinare e per la costruzione delle proprie case. La gente dice che ormai teme per quel che le potrà accadere, giacché hanno a disposizione solo un pezzo di terreno per coltivare la milpa ai piedi del monte, mentre se tagliano a metà montagna vengono multati. Allora, se hanno bisogno di cambiare una tavola di una loro capanna, devono comprarla a una segheria. Le segherie sono grandi imprese e possono tagliare gli alberi, tutti quelli che vogliono, proprio dove i contadini non possono tagliare. Se hanno bisogno di legna per cucinare, devono comprarla altrove e caricarsela a spalla fino a casa, e vanno camminando con il carico in spalla per la stessa strada in cui circolano grandi camion con giganteschi tronchi di alberi tagliati nelle terre della comunità in cui gli abitanti stessi non possono tagliare legna per «preservare l’ecologia».
Da dove prende i soldi, il contadino, per comprare la tavola di cui ha bisogno per la sua casa o la legna per cucinare? Dai programmi governativi. Cosa serve per ricevere le elemosine governative? Presentare il verbale dell’assemblea, la credenziale, il CURP e tutte quelle carte che marcano le persone proprio come si marcano il bestiame e gli alberi. Marchi che dovrebbero conferire identità alle persone e invece gliela sottraggono: non sono più tal dei tali, ma il tale numero.
E perché i malgoverni vogliono quelle carte? Per dimostrare che i contadini hanno venduto legalmente le loro terre, e poterli sgomberare legalmente, e legalmente dislocarli in altre terre invase illegalmente. E così via.
Ma come stanno le donne nelle famiglie aderenti ai partiti? Vi racconteremo quel che dicono essi stessi.
In due comunità, X e Y, andarono le donne a ricevere i progetti, ma il governo disse loro che andassero anche le ragazze, e l’appuntamento era a Tuxtla Gutiérrez, che è la capitale dello stato messicano del Chiapas, dove vivono il governatore e i suoi funzionari. A quanto pare, arrivate a Tuxtla, misero da un lato le ragazze e dall’altro le signore. Ma a quanto pare tra le ragazze che si portarono via c’era anche una signora, per sbaglio. E fu lei che si mise in comunicazione con suo marito e gli disse che le avevano tenute chiuse in una casa per tre ore. E le ragazze raccontano di essere state obbligate ad avere rapporti sessuali. E ora si dice nella comunità che quel che fanno i funzionari, invece di assegnare il progetto, è di obbligarle ai rapporti sessuali. Per esempio, una ragazza che aveva avuto dei problemi perché l’avevano costretta ai rapporti sessuali, chiese a sua mamma se, la prima volta, è normale che faccia male avere rapporti sessuali. E la mamma chiese alla figlia: «Perché, figlia mia, cosa c’è? Perché me lo chiedi?«, le disse. E la ragazza dovette dire quel che era accaduto a Tuxtla.
Vale a dire che il malgoverno sta tornando a imporre lo ius primae noctis (quando una ragazza si sposava, il proprietario terriero aveva il diritto di possedere la donna) nelle comunità aderenti ai partiti. Ecco perché governano e si vestono come i proprietari terrieri di un tempo. E, come un tempo, ricevono le benedizioni dell’Alto Clero, che gli apre le porte delle cattedrali perché, pagando, ricevano i sacramenti, possano espiare i propri crimini e i gli stupri, e tornino a posare, puri e sorridenti, nelle foto della stampa prezzolata e alla televisione. Ecco quel che fanno i governanti e i funzionari che pregano con devozione e stanno in prima fila per ricevere le benedizioni ecclesiastiche.
Così si benedice l’inferno in terra.
E i giovani aderenti ai partiti?
Quel che vi stiamo per raccontare, non possiamo dire quale villaggio o villaggi riguardi, ma risulta che giunsero due uomini meticci, i quali dissero di lavorare per degli imprenditori e di stare cercando lavoratori e di sapere che c’è chi vuole andare a lavorare al nord ma gli viene difficile poterci arrivare, e che essi avrebbero potuto portarli direttamente al lavoro. Risulta che questi due abbiano reclutato nove giovani. Mesi dopo, uno riesce a comunicare con la propria famiglia e gli dice di essere ferito da un proiettile, perché era scappato dal luogo in cui li tenevano chiusi, e che il lavoro è seminare marijuana e papavero, che non li lasciano più andare, e che gli hanno detto chiaro: «da qui non ve ne andrete più», e perciò chissà se riusciranno a uscirne gli altri, ma che intanto le loro famiglie sappiano dove li hanno portati.
E in un altro villaggio di aderenti ai partiti: una famiglia che si mise con i narcos. Qualcosa accadde, perché arrivò questo messaggio al padre: «se non paghi, paga la tua famiglia«: così gli dissero. E sì, gli arrivò un cellulare con l’immagine di come avevano tagliato la testa a sua figlia, e che se la voleva seppellire doveva andare al tal luogo. Furono altri familiari a recuperare il corpo della ragazza. Ma prima di questa disgrazia la famiglia era contenta di guadagnare bene e senza lavorare granché.
E in un altro villaggio, nella zona nord del Chiapas, venne gente del governo a offrire progetti su caffè, milpa, scuola, clinica, chiesa e strada, e la gente accettò. Tutti contenti di vivere bene. Ma poi tornarono i funzionari governativi a dire che se ne dovevano andare perché lì c’è uranio, che lo estrarranno e che è molto tossico, perciò se ne devono andare con le buone o con le cattive. Se se ne vanno con le buone possono andare a Escárcega o a Chimalapas.
Mostrarono loro le fatture e le ricevute di tutti i soldi che avevano ricevuto dal progetto. E ci sono i loro nomi, le loro foto, i loro verbali dell’assemblea dell’ejido, tutto quel che dimostra legalmente che non stavano ricevendo sostegno, ma vendendo la loro terra.
In un’altra zona, in un villaggio del municipio di Simojovel, c’è l’ambra e la gente lavora a estrarre ambra per sopravvivere. Ebbene, avete visto cos’è accaduto con la privatizzazione dell’ejido e che alcuni villaggi sono caduti nella trappola. Risulta che chi era padrone della terra la vendette a pezzi, cioè al metro, e la gente di lì la comprò per vedere se ci fosse ambra ed estrarla, ma un giorno li cacciarono perché venne un imprenditore cinese a estrarre ambra. Il capitalista straniero aveva tutte le carte in regola, che aveva ottenuto grazie alle carte che firmava la gente per ricevere il sostegno governativo e i progetti.
In altri insediamenti di aderenti ai partiti è comparsa gente di fuori che essi hanno fermato e multato per essere entrata senza permesso nei loro terreni. In una comunità hanno raccolto 300mila pesos e i forestieri hanno pagato e anzi hanno dato anche di più, dicendo: «questa è la prima volta che veniamo, ma ce ne sarà una seconda e una terza, e voi avrete molto lavoro, cioè avrete un buon impiego con il nuovo padrone della terra«. In un’altra comunità, allo stesso modo hanno fermato i forestieri arrivati con una lancia e gli hanno preso 100mila pesos, e i forestieri hanno pagato e hanno detto di essere venuti a ricercare un posto perché lì ci sono miniere di zolfo, tra le altre cose, e anche in questo caso era una prima volta e ce ne sarà una seconda e una terza.
In un’altra comunità, dalle parti della laguna di Miramar, un aderente ai partiti del posto ha riferito che la somma che hanno ricevuto dai programmi governativi all’inizio di dicembre (del 2015) è l’ultima, perché con quella è completato il pagamento del terreno e che il padrone della montagna occuperà il loro terreno, e che il padrone della montagna è un giapponese. La questione è che in questa comunità hanno tutto il necessario per vivere, sono bene assistiti, hanno perfino un’incubatrice per polli. Hanno ricevuto tutti i sostegni governativi e viene fuori che, senza saperlo, hanno venduto le proprie terre a uno straniero.
Un altro programma governativo è quello di PROSPERA, che prima si chiamava «Oportunidades». In questo programma le donne che vi partecipano ricevono un sostegno per i figli che vanno a scuola. Ma questo programma ha le sue condizioni, e quel che se ne sa è che le donne sono obbligate a consultare frequentemente un medico e fare il Pap Test a forza, e se non lo fanno perdono il sostegno, e anche come comunità vengono loro proibiti alcuni servizi di salute comunale che normalmente si fanno nelle comunità, come l’uso dell’ostetrica. Ora le donne devono andare in città a partorire negli ospedali. Ovvio, sempre che le ricevano.
Un altra questione riguarda la televisione digitale: il governo sta consegnando televisori a tutti gli aderenti ai partiti. Il 22 e 23 dicembre 2015 le persone di tutte le comunità del municipio di Las Margaritas si concentrarono nel centro sportivo di Comitán. Da mezzanotte la gente faceva la coda per ricevere il televisore e a quanto pare la folla era tanta. Accadde che morirono due persone, un bambino e una donna: il bambino morì perché venne schiacciato dagli spintoni della gente senza che la madre potesse difenderlo; la donna fu assassinata quando, tornando a casa, il marito estrasse la pistola e la uccise per non aver curato a dovere il figlio. Questa informazione è stata riferita da un aderente ai partiti.
Alcuni giorni dopo averle ricevute, molte donne aderenti ai partiti dissero che molte televisioni erano arrivate rotte; molte andarono in corto circuito una volta collegate e si bruciarono; altre, una volta accese, non trasmettono nulla; ora devono comprare un impianto per poter vedere qualcosa, e gli aderenti ai partiti dicono che è un affare che Peña Nieto ha fatto con un’impresa giapponese.
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Ebbene, questi sono solo alcuni esempi. Ce ne sono molti altri e fanno rabbrividire e indignare quanto questi di cui vi abbiamo raccontato.
Non stiamo mentendo o inventando.
E’ la parola degli aderenti ai partiti stessi, che nella loro pena e nella loro rabbia, si sono avvicinati a noi zapatisti per chiedere consiglio e aiuto.
Noi zapatisti ascoltiamo con rispetto.
Non rinfacciamo loro i tradimenti, gli attacchi e le calunnie.
Non rinfacciamo loro di aver aiutato in precedenza i nostri persecutori e che molte volte si sono uniti a quelli di sopra per attaccarci.
Non ci prendiamo gioco delle loro disgrazie e pene.
Non ci rallegriamo dei loro dolori.
Non diciamo loro nemmeno di aderire allo zapatismo perché sappiamo bene che è molto difficile essere zapatisti. Così è stata, ed è, e sarà la nostra vita e la nostra morte: zapatista.
Ecco quel che abbiamo detto loro:
«Noi zapatisti non abbiamo nulla da offrire, né progetti, né soldi, né promesse terrene e celesti. Abbiamo solo il nostro esempio. Organizzatevi voi stessi, e che nessuno vi dica cosa fare né come né quando: difendete quel che è vostro. Resistete, lottate, vivete«.
Magari ora vi starete chiedendo cosa fanno alcuni aderenti ai partiti dinanzi a queste aggressioni, spoliazioni e imposizioni.
La risposta è molto semplice: si fanno passare per zapatisti.
Un aderente ai partiti ha detto: «Perché solo così ci rispettano. Perciò nascondiamo le nostre carte e cambiamo nome. Noi, a causa dell’ignoranza in cui ci tengono i governi, pensavamo che gli zapatisti fossero malfattori. Ma ora vediamo che non è così.
Speriamo di non cascarci di nuovo, di non essere né spie né traditori. Abbiamo imparato che chi tradisce viene tradito.
E proviamo veramente molta pena e rabbia a causa del fatto che ci hanno fregato come sempre.
Pensavamo di stare bene, ma il male doveva ancora venire.
Credevamo di avere molte cose e ora non abbiamo nulla.
Eravamo ciechi e ora siamo in mutande.
Noi ci prendevamo gioco di voi e vi dicevamo «fottuto indio» e ora risulta che voi state meglio di noi perché avete la vostra organizzazione che non vi abbandona, che non cambia il suo buon cammino, che non si vende, che non si arrende«.
Ecco cosa ci disse.
La zapatista, lo zapatista che stava ascoltando l’aderente al partito gli rispose:
Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Moisés. Subcomandante Insurgente Galeano.
Messico. Febbraio 2016.
AVVISO PER LA SEXTA E PER IL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO: Nei prossimi giorni convocheremo una serie di attività. Restate in attesa.
Nota: Il presente testo è stato realizzato totalmente con un processore di testi di software libero e codice aperto, con un sistema operativo GNU/Linux, con distro UBUNTU 14.04 LTS. “UBUNTU”, In lingua Zulú significa “Una persona è persona perché ci sono le altre persone“. Dì di “SI” al software libero.
Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano
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