Parole del Subcomandante Insurgente Moisés
7 maggio 2015
Compagni, compagne, fratelli, sorelle.
Quello che abbiamo visto ed ascoltato ci preoccupa, e pensiamo una serie di cose. Si tratta di come vediamo il capitalismo, se parlassi con le compagne, i compagni basi di appoggio, conosco il modo, la forma per farlo. I compagni, le compagne vengono avvisati in anticipo dell’argomento che tratteremo, così ognuno porta il suo pensiero, come adesso che abbiamo anticipato pubblicamente l’argomento da trattare.
Non sappiamo se tutte le persone sanno leggere e scrivere, altrimenti esiste il dizionario dove andare a cercare le parole, come, la parola seminario. Ma, a volte ci sono problemi con il dizionario perché vai, cerchi la parola seminario, e poi ti rimanda ad un’altra parola e così ti perdi, e questo è un problema.
Un’altra cosa che raccomandiamo come zapatisti quando si va a discutere dell’argomento, è che ci sono due modi di considerarlo. Uno è la critica del capitalismo, che sono dei cabrones, come diciamo qua. Altro è come consideriamo il male che vediamo.
Cioè, non si tratta solo di saper criticare il male che fa il capitalismo, ma di cosa dobbiamo fare, quale è il cambiamento che dobbiamo fare. Questo è quello che ci preoccupa, per questo abbiamo dovuto cambiare, perché pensiamo che questa riflessione si debba moltiplicare. L’abbiamo detto all’inizio del seminario, i poveri sono milioni, mentre sono pochi quelli che ci tengono così; allora, perché succede questo?
E’ necessario che dove ci si incontri, ci si riunisce, si parli del male, della ferocia, della sofferenza, della tristezza, dell’amarezza e di cosa si è fatto rispetto a queste parole, sofferenza, tristezza, amarezze se non c’è stata soluzione. Pensiamo che questo ci possa portare a che cosa fare, o da lì si arrivi poco a poco a che cosa fare, come fare, la scommessa è arrivarci.
Ma dobbiamo aiutarci a capirlo, a conoscere.
Ed un’altra cosa, sta bene che pensiamo ai mali del capitalismo, ma anche noi, donne e uomini che lottiamo, dobbiamo sapere anche come lottare tutti insieme. Ve lo dico perché abbiamo bisogno uno dell’altro, cioè quelli che qui ci hanno spiegato in teoria di come stanno le cose, ci hanno detto anche cifre e numeri per aiutarci a capire, ma ci sono altre cose che si devono imparare, si deve fare.
Dobbiamo sentirci come un solo popolo. Per esempio, guardate, io sono qui, ma non mi piace essere qui così, non mi piace stare qui a questo tavolo, ma i compagni, le compagne dicono che è necessario che io trasmetta quello che stiamo facendo, e quello che sto dicendo non è il mio pensiero. Allora, come dicono i compagni, le compagne: compagni e compagne che capite, perché avete studiato, avete avuto l’opportunità di capire, di conoscere, non potete distruggere il capitalismo solamente con tutta la teoria, c’è bisogno d’altro.
Noi possiamo essere bravi, ottimi strateghi, tattici eccellenti, ma a cosa serve se non abbiamo il popolo con noi. Si deve aiutare il nostro popolo a conoscere, a sapere come stanno le cose ed allora ci accompagnerà nella lotta. Cioè abbiamo bisogno gli uni degli altri, cioè, nessuno è più in gamba di un altro; tutti siamo in gamba ma bisogna lavorarci su. Bisogna discutere, bisogna pensarci.
E’ questo che ci preoccupa, perché quello che vorremmo è che davvero aiutassimo i nostri popoli, facessimo nascere una buona discussione, un buon modo di pensare e vedere, cioè un buon modo di fare analisi. Forse ci metteremo meno tempo ad analizzare, oppure no, ma la situazione in cui viviamo ci obbliga a farlo.
Ci resta poco tempo per capire come affrontare il capitalismo. Quindi, avanti tutti noi che pensiamo così del capitalismo, aiutiamoci a capire cosa fare contro il sistema capitalista. (…) Bisogna lavorare insieme per trovare il modo comune di fare [sintesi della traduttrice].
Volevamo che lo sapeste, perché noi abbiamo già percorso questo cammino in questi 20 anni, pubblicamente; abbiamo fatto molti incontri per discutere e chiarire vari temi ed abbiamo visto che ne escono mille idee ma dalle mille idee non ne esce una che dica cosa fare, come fare, perché non si sanno vedere i vantaggi e gli svantaggi di ogni idea; è questo che manca; e manca l’unità, perché tutti crediamo che la propria idea, la propria proposta siano le migliori. Quindi, ci manca di capire questo, che è la cosa principale per farci arrivare a cosa è meglio fare di tutte le nostre idee.
In questo caso il tema è che sta arrivando il peggio del capitalismo, non rispetterà nessuno, nelle campagne e nelle città, allora, che cosa facciamo? È qui che noi diciamo che quelli che hanno studiato sui libri, hanno studiato la storia, hanno le idee più chiare sull’argomento, che vi aiutino a capire, perché quello che manca è che lo capiamo bene, e molto bene altrimenti, come diciamo da queste parti, finisce come i compas che vanno alla milpa e trovano il topo che dorme e questo non si accorge che lo ammazzano perché stava dormendo. È quello che succederà a noi, che stiamo qui a dirci tante cose solo tra di noi fino allo sfinimento, poi stanchi torniamo a casa ed il capitalismo ci coglie nel sonno.
Allora noi diciamo che non importa se siamo stanchi, ma sapremo che arriverà la tormenta, stanchi da tanto cercare e lavorare, i suoi colpi ci sveglieranno ma sapremo che cosa fare, ma solo quelli che si saranno organizzati sapranno cosa fare.
Allora lasciamo da parte le nostre differenze, perché molte volte si arriva perfino a male parole per la divergenza di idee, ma tutti noi che siamo qua, non siamo capitalisti, non siamo noi quelli che sfruttano il popolo, allora prima di tutto pensiamo a quelli che ci sfruttano, e dopo aver sconfitto il capitalismo, vedremo se ci resterà ancora la voglia di regolare le nostre divergenze, o per allora forse ci saremo capiti.
Abbiamo voluto dirvi tutto questo perché vi sia chiaro, tornate nei vostri luoghi e diffondete questi semi, ma in questo modo, con queste idee di cui abbiamo parlato direttamente con voi in questo seminario. E si saprà chi lavorerà bene, si saprà chi si addormenterà, e chi parlerà bene o male, del bene e del male si saprà tutto. Rispetto al nemico, al capitalismo, pensiamo che dobbiamo aiutarci a capire, a trovare i modi per organizzarci, perché vogliamo tanti semenzai da tutte le parti.
Questo è quello che vogliamo dirvi, compagni, compagne, fratelli e sorelle.
Traduzione “Maribel” – Bergamo
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