(Chiarimento: secondo quanto ci hanno detto in base a un’informazione sbagliata, i compagni dei Media liberi, alternativi, autonomi o come si chiamino, non sarebbero potuti venire alla chiusura e alle risoluzioni finali della prima Condivisione (e, pertanto, non avrebbero potuto riportare i lavori di ricostruzione della scuola e della
clinica distrutte dai paramilitari della CIOAC-Histórica), a causa del fatto che non avessero i soldi, la grana, i dindi, il money, il supporto finanziario, la liquidità, la solvenza economica, il credito, ecc… per venire qua. Per questa causa, motivo o ragione, “Los Tercios Compas”, sempre disposti all’appoggio dei Media compagni, hanno mobilitato una squadra speciale multimediale, multiarea e multidisciplinare, molto nella modernità insomma, con abbastanza giga e pozol negli zainetti, per fare foto e interviste che si possano diffondere. Quando già si era nel caos, come suol dirsi, della «post-produzione» del materiale informativo, ci è arrivata un’altra informazione sul fatto che i compagni Media avevano sì trovato il modo, la maniera, il bisness insomma, per riuscire a venire fin qua e fare il loro lavoro di mandare lontano ciò che accade qua. Ossia, come suol dirsi, sì che vengono. Ossia sbattimento inutile. Comunque sia vi mandiamo il materiale casomai servisse a qualcosa. Ecco).
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Intervista realizzata il 5 agosto 2014 nelle ore serali (ossia: dopo il pozol), nella comunità de La Realidad Zapatista, nelle montagne del sudest messicano. Condizioni climatologiche: il calore era molto tosto, a malapena si sopporta il passamontagna, ma non importa, che ci dobbiamo fare.
Compagna: Buonasera, compagno.
M: Buonasera, compagna.
Compagna: Come si chiama?
M: Io mi chiamo M.
Compagna: Che lavoro fa?
M: Sono un’autorità di questo villaggio de La Realidad. Appartengo al commissariato ejidal (del fondo collettivo, N.d.T.) di questa comunità, La Realidad.
Compagna: Ho una domanda: come va la ricostruzione della scuola?
M: La costruzione della scuola l’abbiamo iniziata il 31 del mese passato, quindi da pochissimi giorni. Non sono neanche otto giorni, quindi è appena agli inizi. Appena adesso si sta iniziando con le armature, a mettere le gabbie d’armatura, che è la base principale. La costruzione utilizzerà sulle 25 o 26 gabbie d’armatura, quindi si è appena riusciti a metterne sei. Ecco come va, ora come ora, la costruzione, non è iniziata da molto. Sono appena sei giorni che abbiamo iniziato.
Compagna: Che materiali mancano?
M: Ora abbiamo già quasi tutti i materiali. Siamo già andati a comprarli alla ferriera, è ormai tutto pronto. Ora quel che manca è fare arrivare tutti i materiali qui nel villaggio La Realidad. Ossia, abbiamo già tutto ciò che riguarda le sbarre, i cavi, tutto questo. Ora quel che ci manca è fare arrivare il blocco, 430 sacchi di cemento e 9 involti di lamina (nota: un involto porta 10 lamine in un solo pacco) e alcuni chiodi per la costruzione della casa. Questi sono i materiali che ci devono ancora arrivare qui nella comunità. Ora comunque la maggior parte dei materiali è già qui a La Realidad.
Compagna: E quando terminerà la costruzione?
M: Secondo i muratori presenti, i capomastri, secondo i loro calcoli serviranno 80 giorni. Ecco cos’hanno calcolato loro, i capomastri. E’ quanto ci hanno detto che impiegheranno.
Compagna: E come siete organizzati nel lavoro?
M: Ebbene, qui ci siamo organizzati su turni. Faremo a turni, a seconda della quantità di aiutanti che ci chiederanno i capomastri, ovvero il muratore. Se dice: «no, allora, oggi ho bisogno di 10 aiutanti, l’indomani ne ho bisogno di 8», allora in base alle sue richieste forniremo la gente e faremo i turni. Oggi ne sono serviti 8, l’altro giorno 8 e così secondo la quantità che ci dice il capomastro. Ecco come siamo organizzati. Chi sta lavorando qui è il villaggio di La Realidad che sta facendo ora il lavoro, e i muratori sono compagni che stanno dirigendo il lavoro. Ecco com’è organizzato.
Compagna: Come avete pensato che verrà la costruzione?
M: Be’, i capomastri, i muratori, ci hanno chiesto come vogliamo la costruzione, che genere di costruzione vogliamo che venga. Allora noi abbiamo detto loro che la vogliamo così e così, a due piani. Allora c’è stato qualcuno, un architetto che ci ha fatto un disegno in base a come noi abbiamo detto di volerla. Per farvelo vedere ne abbiamo qui alcuni, già in base a come verrà, a come ci hanno disegnato le costruzioni dell’edificio, ossia il modello, il tipo. Ecco di che tipo sarà. Quella che sta qui alla mia destra, mostra una visuale frontale e quella che è qui alla mia sinistra è la vista del retro. Ecco il modello, la forma di come verrà la costruzione finita, ecco come si vedrà. Così è come abbiamo pensato di realizzare questo edificio.
Compagna: E questa casa grande che stiamo guardando, a cosa la state adibendo?
M: Be’, questa casa, da molto prima, quando non si era ancora verificato questo problema, quello del 2 maggio,
da molto prima stavamo pensando che farne; il villaggio si è organizzato, abbiamo detto che avremmo fatto un negozio collettivo del villaggio, tra i compagni e le compagne. Allora abbiamo detto: -Faremo un edificio diviso in due stanze. Una stanza per le compagne, perché la usino loro, solo per abiti da compagne, e una stanza per i compagni». Questi erano i piani, avrebbe dovuto essere un negozio collettivo del villaggio La realidad, ma venendo fuori questo problema e dopo che avvennero i fatti abbiamo iniziato a renderci conto che…
– E ora? Ci hanno mandato a farsi fottere la scuola, ci hanno mandato a farsi fottere la casa di salute. Ora che facciamo.
Allora abbiamo iniziato a discutere, come villaggio La Realidad abbiamo iniziato a discutere il da farsi. Sono uscite proposte sul fatto che avremmo messo a posto la scuola, sul fatto che bisogna ristrutturarla, sistemarla. Altri di noi hanno detto:
– No, neanche per sogno. Non la ricostruiremo più.
Abbiamo quindi iniziato a ragionare, e per scegliere tra le proposte abbiamo iniziato a dire:
– Ma perché? Chi dice che bisogna sistemarla, perché? E chi dice di no, perché?
Allora siamo dovuti arrivare a una soluzione, a una via d’uscita secondo la quale abbiamo detto:
– Che resti, allora che resti.
Perché? Il motivo, ossia la ragione sta nel fatto che abbiamo detto:
– Noi non piangeremo per il fatto che ce l’abbiano distrutta e non sarà un ostacolo tale dal farci desistere dalla nostra educazione. No. Se l’hanno distrutta ne costruiremo un’altra. Non è per una scuola che resteremo senza educazione.
Ora non abbiamo una scuola, dovremo prestare una casa o mettere a disposizione la nostra casa a turno per insegnare ai nostri figli, ai nostri bambini. E quello lo lasceremo perché lo vedano quei cornuti, quei ciaoaquistas, perché vedano per tutta la loro fottuta vita il casino e il delitto che hanno fatto, e in futuro i figli dei ciaoaquistassi renderanno conto e chiederanno perché quella scuola è ridotta così. E allora chissà che bella storia racconteranno ai loro figli i genitori, sempre che non gli dicano «Mah, non so«.Allora quel bambino si renderà conto di cosa hanno fatto i suoi genitori. Il bambino dovrà decidere «Farò così o meglio che non faccia così?«. Il bambino prenderà la sua strada, prenderà le sue decisioni, deciderà se fare come ha fatto suo padre. Per questa ragione abbiamo detto:
– Lasciamola questa scuola, cerchiamo dunque un’altra parte in cui farla.
Quindi abbiamo detto:
– Perché ora i bambini non restino senza educazione abbiamo qui questo edificio destinato a negozio, allora in base a ciò che vogliamo ora facciamone uso per una scuola. Allora il villaggio ha detto:
– Va bene. Allora lasciamo stare, per il momento non pensiamoci come a un negozio. Pensiamo a una scuola, un edificio scolastico. Allora abbiamo detto:
– Sono poche quelle stanzette, due stanzette ma va bene – e così siamo rimasti, abbiamo destinato questo edificio a scuola. Quindi è così, questa casa che si vede è già destinata a scuola, ma per il momento l’abbiamo messa così perché, intanto che i bambini non stanno studiando, non stanno andando a scuola, l’abbiamo destinata a locanda per i brigatisti della costruzione della scuola autonoma, ma comunque è adibita a scuola ed è proprio questa casa che si vede.
Compagna: Bene, molto bene compagno, moltissime grazie per la chiacchierata.
M: Bene, compagna.
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Hanno riportato per “Los Tercios Compas”: la compagna insurgenta di trasmissioni Angelina al microfono, e la compagna insurgenta di fanteria Erika alla telecamera. Mentre arriva la registrazione della Giunta di Buon Governo, si permette la riproduzione consensuale e responsabile, la circolazione coronaria (quindi buona per il cuore) e il consumo senza limitazioni nella salita e nella discesa (ossia, come suol dirsi, l’ «upload» e il «download).
Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano
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