Ago022013
Votán III. SEZIONE NO FAQ.
Votán III.
SEZIONE NO FAQ.
Quello che avreste sempre voluto sapere su
le/gli zapatisti, la loro dannata scuola e le conseguenze che può avere frequentarla.
Luglio 2013
Sembra che più o meno si vada chiarendo il panorama riguardo cosa diavolo intendiamo noi zapatisti quando parliamo della scuola.
Ma c’è da sperare che ora abbiate più domande che risposte. Accantonata la preoccupazione per le calzature, restano altri quesiti. Vi viene in mente allora che forse è vero che quella zapatista è una ribellione del XXI° secolo, esperta in tutto quello che ha a che vedere con la cibernetica (hanno perfino un grafitero di muri virtuali). Dunque, andate all’internet caffè più vicino, o accendete il vostro computer e cercate: “Scuola Zapatista, Dubbi, domande frequenti, FAQ, eccetera”.
Sullo schermo apparirà un “elegante effetto cibernetico” per eludere la vigilanza dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale gringa, e sarete introdotti nell’ultra segreto server dei trasgressori della legge: lo ZPS (“Zapatist Pozol Server”, la sigla in inglese). Dopo che sullo schermo appare un convincente “Fuck You XKeyscore”, vi viene chiesta una password per entrare. Voi provate “MARICHIWEU” e lo schermo dice “No”. Provate con “NOSOTR@S” e sullo schermo appare “Neanche”. Tentate con “DURITO” e lo schermo dice “Neanche per sogno”. Irritati/e per gli ostacoli, lasciate un messaggio con una parolaccia rivolta al governo nordamericano e, mentre state mettendo la firma, lo schermo si apre come se fosse una porta in 3D, suono dolby e tutta sta roba, ed appare la scritta “Scuola Zapatista, NO FAQ, -“Domande Non Frequenti. Potete aggiungere la vostra in fondo –”, seguita da un lungo elenco di domande e risposte, come le seguenti:
– Cercate la descrizione che più vi somiglia, collegatela alla domanda e trovate la risposta corrispondente:
– Non ho titolo di studio di scuola superiore / Non sono un artista / Non sono una persona famosa / Non rappresento nessuno / Non sono un dirigente né leader di niente / Sono molto giovane / Sono molto vecchio / Non sono mai andato a scuola / Sono nuovo/a nella conoscenza dello zapatismo e non sono mai stato in una comunità / Non ero ancora nato o ero molto piccolo/a quando voi siete apparsi pubblicamente / Non ne sapevo niente fino al giorno della fine del mondo / L’ho saputo solo poche settimane fa ed ho chiesto l’invito / Non so nemmeno perché mi hanno invitato visto che non mi piacciono gli zapatisti, o meglio gli zapatisti sì mi piacciono, ma il Marcos è un pagliaccio che approfitta dei poveri indios ed io-dirò-loro-di-non-farsi-ingannare-e-li-redimerò / l’eccetera che è di moda / ___________ (il vostro caso particolare)….
Domande:
Mi tratteranno nello stesso modo di chi sa a memoria l’inno zapatista, di chi ha partecipato a tutte le attività dello/sullo zapatismo, di chi ha una maglietta dell’EZLN, di chi sa recitare bene il ritornello “è un onore essere qui…” – ah no, questo è un altro canale -, di chi indossa dei super scarponi ed un’attrezzatura di alpinismo di alta montagna, di chi è stato molte volte in comunità ed ha aiutato mooolto, ma mooolto gli indigeni? È importante tutto questo per la scuola? Questo può essere un impedimento per frequentarla o per chiedere che mi invitino?
Risposte (secondo l’ordine delle domande):
Sì. No. No.
Domanda:
Posso restare a vivere in una comunità zapatista?
Risposta:
No.
Domanda argomentata:
Ma ci ho pensato bene e sono molto convinto/a, Sì?
Risposta ribadita:
No.
Insistenza enfatica:
Per favore? Per favore? Per favore? Sì?
Risposta ugualmente enfatica (secondo l’ordine delle domande):
No. No. No. No.
Domanda:
Posso versare più di 100 pesos per il materiale scolastico, come dimostrazione di solidarietà con le comunità indigene zapatiste?
Risposta:
Sì, ma né noi né altri sapranno la somma, né chi l’ha donata. Registrandovi, passerete davanti ad un contenitore o una scatola (non so esattamente cosa metteranno) e lì potrete depositare i vostri cento pesos o quello che vorrete. Solo voi saprete se avrete versato solo 100 pesos, o di più, o di meno, o se avete messo una carta di credito, o un biglietto della metro, o un insulto. Completate le registrazioni, i compas incaricati vuoteranno il contenitore o la scatola e consegneranno il contenuto ad una commissione della Scuola Zapatista. Così nemmeno noi sapremo chi né quanto ha versato. Così nessuno potrà reclamare o esigere un trattamento particolare o V.I.P perché “tu non sai chi sono io, né tutti gli incarichi e premi che ho avuto, né quanto, ma veramente quanto ho aiutato le comunità / e non mi umilieranno mettendomi insieme a gente che non è mai stata in comunità, / a me non hanno nulla da insegnare, invece, mi devono ringraziare, / l’unica immagine di indigeno che mi va giù è quella di chi, prostrato, mi adora, l’immagine di indigeni ribelli, cioè, ingrati, non mi va giù” (come ha già fatto una “illustrissima” persona del mondo artistico-culturale).
Domanda:
Posso portare qualcosa da regalare alla famiglia che mi ospiterà?
Risposta:
No.
Indubbiamente sarà naturale instaurare una relazione di affetto con le persone con le quali vivrete. Ma, i “regali” personali creano squilibri nella comunità e spostano una relazione politica verso una personale. Si smette di rapportarsi con una causa e si passa a rapportarsi con una persona, cosa non necessariamente cattiva, ma non venite qua per fare amicizie, ma per imparare. Presso il CIDECI potrete lasciare quello che vorrete donare, sia all’arrivo per la registrazione sia alla fine dei corsi. Quanto donato sarà consegnato alle Giunte di Buon Governo che distribuiranno EQUAMENTE tra tutte le comunità zapatiste quanto ricevuto. Tenete presente che per noi, cioè, per le famiglie che vi ospiteranno, la cosa importante è la persona, non ciò che possiede o dà. Anche per voi la cosa importante sono i popoli zapatisti nel loro insieme, non la famiglia o il Votán con il quale entrerete in rapporto, perché non è un gruppo di persone che vi assisterà, ma tutti i popoli zapatisti organizzati, sintetizzati per voi in una famiglia e in un/a, guardiano/a.
Domanda:
Perché non accettate che io regali qualcosa a chi mi accoglie nella sua casa, mi dà da mangiare, si prende cura di me, mi insegna?
Risposta:
Sentite, ci sono famiglie zapatiste che non ospiteranno nessuno, ma che hanno collaborato e collaborano per il cibo, il materiale, i trasporti. Partecipano tanto quanto la famiglia che ospita. Per queste famiglie non c’è regalo perché non le vedrete? A loro non darete i vostri indirizzi nel caso un giorno venissero nella vostra geografia o perché vi chiamino o vi scrivano? Per quei bambini che non conoscerete non ci saranno dolci, abiti, giocattoli, regali?
Per esempio, ci sono comunità zapatiste sotto la minaccia costante di gruppi paramilitari. Siccome lì le condizioni di sicurezza sono precarie, non hanno potuto accogliere gli studenti della scuola, perché non potremmo prenderci cura dei/delle nostr@ invitat@ in quei luoghi. Ma quelle famiglie si sono ugualmente preparate, hanno aiutato le famiglie che vi ospiteranno, hanno costruito, spazzato, lavato, strofinato, verniciato, cucinato, raccolto legna, cooperato per il cibo che vi verrà offerto. Voi non le conoscete, né le conoscerete a scuola. Se le aggressioni dei paramilitari e della polizia aumentano, dovranno sfollare. Forse ne siete al corrente, oppure no (controllate il numero di aperture-letture dell’ultima denuncia delle JBG), ma per voi non avranno nome né volto.
Saranno invisibili, come centinaia di migliaia di zapatisti. C’è chi li tiene in considerazione, anche se sono invisibili per voi e per gli altri?
Sì, noi, i loro compagni e compagne. Per questo quello che si riceve da fuori, si cerca di distribuirlo equamente: si distribuisce di più e meglio a chi ne ha più bisogno.
Un’altra cosa sul tema delle donazioni. Sappiamo che là fuori domina lo stereotipo che gli indigeni sono oggetto di pena ed elemosina, che bisogna dare loro quello che avanza o dà fastidio, invece di buttarlo via. Una specie di sindrome da “Telethon” generalizzata. Il suo equivalente nella classe politica è il photoshop dell’elemosina (niente che non si possa truccare da campagna “contro la fame”… o con una fotocopiatrice).
“L’aspirina della coscienza” la chiamiamo noi zapatisti, zapatiste.
Negli alti e bassi della nostra lunga lotta, abbiamo visto molte cose. Una di queste è che, nei momenti di disgrazia, chi più ha, dà quello che gli avanza; e chi meno ha, dà quello che gli manca. Qualcuno con soldi e cose, dona le coperte che non usa più, i vestiti che non gli vanno più bene, le scarpe passate di moda, i soldi che non gli sono necessari. E chi deve combattere ogni minuto del giorno per un misero salario per avere qualcosa da mettere sulla tavola, oltre ad una logora tovaglia o nemmeno questa, dà quella moneta di cui ha bisogno per la sua sopravvivenza.
Questo popolo indigeno, il popolo zapatista, non merita la vostra pena. Nonostante il disprezzo ricevuto per essere una moda passeggera o per esserci rifiutati di far parte dei pecoroni del movimento “storico” nella congiuntura di turno, ci siamo ribellati con dignità come 20, 50, 500 anni fa. E continueremo a farlo. Non insultateci con l’elemosina.
Non vi abbiamo chiesto niente che non sia giusto: solo il pagamento del costo del materiale scolastico (cento pesos) e la vostra disposizione ad imparare. Noi vi ospiteremo. Noi vi daremo da mangiare. Non sarà un hotel a 7 stelle né un buffet gastronomico, ma in ogni tortilla, fagiolo, verdura, branda o amaca, mantella di plastica per la pioggia, c’è l’affetto ed il rispetto di tutti noi verso di voi, perché siete la nostra invitata, il nostro invitato, il nostro compagno, la nostra compagna, nuestroa compañeroa.
Non ci dovete nulla né si deve nulla. Dalla scuola non deriva la militanza, l’appartenenza organica, la soggezione al comando, il fanatismo. Quello che verrà dalla scuola è qualcosa che spetta solo a voi decidere… ed agire di conseguenza. Non vi abbiamo invitato per reclutarvi, formarvi o deformarvi, programmarvi o, come si direbbe ora, “resettarvi”. Abbiamo aperto una porta e vi abbiamo invitato ad entrare affinché vediate com’è la nostra casa, quella che abbiamo costruito con l’aiuto di persone di tutto il mondo che, quelle sì, non ci hanno dato i loro avanzi, ma i loro sguardi e ascolti da compagni, ed alle quali non è mai venuto in mente che dobbiamo essere loro eternamente grati, né che li dobbiamo venerare come si venera chi possiede e ordina.
Voi siete come siete, e solo a voi tocca decidere di continuare ad essere così o diversamente.
E per concludere questo frammento della sezione Domande Non Frequenti:
Non siete un’importante personalità? Non avete grandi titoli di studio? Non siete mai stati prima in una comunità zapatista? Non eravate neanche nati quando l’EZLN è apparso pubblicamente? Non ne sapevate niente fino al giorno della fine del mondo, o dopo?
Non preoccupatevi né occupatevi di questo. Qua non si guardano i curriculum accademici, né i calendari di anzianità di vita o di lotta, ma i cuori. Qua verrà gente con diverse lauree e chi non ha nemmeno fatto le elementari; persone con più di 90 anni e chi non è ancora arrivato a sfogliare un intero calendario. Accoglieremo tutte, tutti, todoas, con lo stesso affetto, vi assisteremo al meglio possibile, vi dimostreremo ciò che siamo, e ci occuperemo di voi con la stessa cura.
Quindi lasciate obiezioni, traumi e angustie per la vostra serie TV preferita.
Pensate piuttosto, per esempio, che al vostro ritorno potrete raccontare a parenti, amic@, o mettere sul vostro blog o nel vostro profilo, qualcosa tipo:
“Mi ricordo quando il Pablo (González Casanova), il Luis (Villoro), Adolfo (Gilly), Immanuel (Wallerstein), la Paulina (Fernández Christlieb), l’Oscar (Chávez), uno che chiamavamo «el Mastuerzo», un altro che chiamavamo «el Roco» non so perché, alcuni tipi che cantavano con nomi strani come il Comando Cucaracha, SKA-P e Louis Ling and the Bombs, ed altr@ compas i cui nomi ora non ricordo, studiavamo insieme alla scuola e ci rilassavamo durante la ricreazione, e siamo stati anche puniti per non aver fatto i compiti. E un giorno hanno sorpreso il Toño (Ramírez Chávez) e la Domi (l’unica Domi che c’è) mentre disegnavano graffiti sulla parete che dà verso l’esterno, verso i nostri mondi, e, insieme a loro, ognuno ha preso quello che c’era e ci siamo messi tutt@ a dipingere. Ma in quel momento è arrivato il custode e siamo tutt@ scappati via. Il custode ha guardato la parete, si è allontanato ed è tornato con un secchio di pittura ed un pennello. Pensavano che avrebbe cancellato quello che avevamo disegnato con tante figure e colori. Ma niente. Non ci crederete, ma il custode ha afferrato il pennello e si è messo a passarlo sul muro. Ma la cosa strana era che il portiere aveva disegnato solo una crepa sul muro… e poi era andato via. E la cosa ancora più strana è che ogni giorno, quando passavamo per andare a scuola, la crepa disegnata diventava sempre più reale, poi si è ingrandita ed è diventata più profonda. L’ultimo giorno di scuola, ci siamo messi tutti davanti alla parete a guardare ed aspettare di vedere se la crepa finiva per rompere il muro. Mentre eravamo li, è passata una compa zapatista con un passamontagna di molti colori, che molto divertita ci ha detto “Che cosa fate lì se la scuola è finita? Tornate a casa vostra!”. Così ce ne siamo andati. Ve lo racconto affinché vediate che ho studiato. Cosa? Perché la vernice è in una bomboletta spray? No, niente; stavo solo guardando quella parete là di fronte, dove dall’altra parte vive il Prepotente. Quel muro così grande, così ben tenuto, così solido, così potente, così intimidatorio, così indistruttibile, così grigio. Ci ho pensato e mi sono detto “A quel muro manca qualcosa, manca… una crepa”.
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Bene. Saluti e non comprate colori e pennelli, li avete già nel cuore. Solo cercateli bene. Quello che ci fate, è parte della vostra libertà.
Dalle montagne del Sudest Messicano.
Il SupMarcos
Portiere, custode e spazzino della Scuola Zapatista (non lasciate in giro la spazzatura!).
Messico, Luglio 2013
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Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo.
Frammento di una stupenda parodia del Telethon e gli equivalenti festival dell’elemosina. 31 minuti di spot per raccogliere fondi e riscattare l’arcimiliardario Señor Manguera, padrone della televisione. Vi raccomando di guardare il programma completo, non l’ho messo tutto perché è molto lungo. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=J86p8X0GQtw
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