LORO E NOI
VI – Guardare 6.
6.- ÉL SOMOS [lui-siamo].
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
14 febbraio 2013
A: le e gli aderenti alla Sexta in tutto il mondo.
Da: Subcomandante Insurgente Moisés.
Il tempo è giunto e così il suo momento. Come il tempo di tutti gli esseri umani, siano essi buone o cattive persone, un@ nasce, arriva e muore, e se ne va. Così è il tempo. Ma c’è un altro tempo in cui un@ può decidere verso dove andare, quando è ormai il tempo di guardare il tempo, cioè quando puoi comprendere la vita, come la vita deve essere qui in questo mondo, e che nessuno può essere padrone del mondo.
Noi siamo nati indigeni e siamo indigeni, arriviamo su questa terra e sappiamo che faremo ritorno, com’è legge. Nel corso della nostra vita ci hanno dato ad intendere che noi indigeni non andiamo bene, abbiamo visto quello che è successo ai nostri tris-trisavol@ negli anni 1521, 1810 e 1910, siamo sempre gli abusati che hanno dato la vita per far salire al potere altri, affinché tornassero a disprezzarci, a derubarci, a reprimerci, a sfruttarci.
Ed abbiamo trovato un terzo tempo. È il luogo dove stiamo, ed è già un bel po’ di tempo che camminiamo, corriamo ed impariamo, lavoriamo, cadiamo e ci solleviamo. Un@ deve riempire il suo nastro da registrare, per riprodurre poi più vite di altri tempi. Sì, a noi hanno lasciato lo zaino pieno di nastri, benché alcuni non ci siano più. Rimane chi va avanti e così avviene ciò che avviene, e manca quello che manca, fino ad arrivare alla fine, e cominciare un altro lavoro di costruzione, dove comincia un’altra nascita di un altro mondo, dove non si permette più che tornino a fotterci e ci sia l’oblio per noi popoli originari, non lo permettiamo più, abbiamo imparato. Vogliamo vivere bene in uguaglianza sia in campagna che in città, dove il popolo della campagna e della città comandino ed obbedisca chi sta al governo, e se non ubbidisce è fuori e si mette un altro governo.
Sì, siamo indigeni, coltiviamo la madre terra, sappiamo usare gli strumenti per ricavare il cibo che dà la madre terra. Siamo di diverse comunità con differenti lingue. La mia lingua madre è il tzeltal, ma capisco anche tzotzil e chol, ed ho imparato il castigliano nell’organizzazione, con le mie compagne e compagni. Ed ora sono quello che siamo e insieme ai miei compagni ho imparato quello che vogliamo per vivere in un mondo nuovo.
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Sto scrivendo a nome di tutte e tutti gli zapatisti, mentre il sup ha rotto il suo computer, l’ho visto che andava a sistemarlo e gli ho chiesto cos’era successo al suo PC, e lui mi ha risposto che il PC era saltato, ah, gli ho detto, e lui aveva in mano uno scalpello ed un martello di 5 chili. Gli ho detto che non si sarebbe aggiustato. Allora mi ha detto che parlassi io a voi affinché conosciate chi si incarica di stare sulla porta, e noi impariamo a conoscervi attraverso quello che scrivete e dite da tutte le parti, e quello che ci raccontate e ci hanno raccontato come compagne e compagni che siamo della Sexta.
So battere un po’ sulla tastiera del PC e tempo fa me ne hanno dato uno perché imparassi. Ora sto scrivendo, ma ho paura che mi succeda come al sup che ha rotto il suo PC, ma io ho la soluzione immediata, un bel colpo d’accetta, e via di penna e quaderno. Problema risolto.
E comunque devo dirvi che il compito di affacciarsi alla finestra, che tocca al supmarcos, ancora non è finito. Cioè c’è ancora bisogno di qualcosa, ma presto si risolverà il problema del sup col suo PC.
Sì, al sup tocca guardare dalla finestra e che ci vedano quelli che dicono di essere «i buoni» che lottano per il popolo e che hanno guidato il popolo e non hanno ottenuto risultati, perché dicono che il popolo non capisce e che loro capiscono come fare, ma nessuno li segue. Perché? Questo è quello che non capiscono, né capiranno mai, perché pensano e vogliono guardare dall’alto e salire per arrivare più su.
Bene, tutto questo e molte altre cose sono compiti del sup perché gli tocca curarsi della finestra, come il telaio di una finestra.
Gli tocca anche vedere e sapere che cosa succede con quell@ che non seguono quelli che guardano solo in alto, perché sono così, che cosa pensano, come pensano, pensiamo che probabilmente pensano come noi zapatisti, che deve essere legge che il popolo comanda e il governo ubbidisce.
E gli tocca anche prendersi le critiche e gli insulti e i commenti, come dice lui, e gli scherzi di quelli che stanno fuori. Ma lui non si preoccupa di questi insulti e bugie, se ne ride, perché l’abbiamo preparato a questo, l’abbiamo reso inossidabile. E non gli fa male, beh, a volte sì, a volte gli fa male la pancia dal tanto ridere che gli fanno le cose che gli dicono.
E mi dice che presto prenderanno in giro anche me, o che gli toccherà farsi vedere. E’ così, presto vedrò le mie caricature o mi insulteranno o si burleranno di me perché sono indigeno, come scherzano lui perché è quello che è. Ma a noi importa solo la gente che vuole lottare per sconfiggere l’ingiustizia, e finché non ci sganciano addosso bombe e pallottole non c’è problema. E se ce ne sganciano, nemmeno, perché ci sono già altri compagni e compagne pronti per il compito che sarà e che è sempre quello di lottare. Cioè, siamo pronti a tutto e non abbiamo paura.
In questi anni, mi dice il sup, a molta gente hanno oscurato la vista dalla finestra, ma si vede subito chi sono quelli che somigliano a noi e che ha voluto contare quant@ sono quell@, ma si è perso il conto e fa a modo nostro, cioè come siamo noi indigeni, siamo un sacco. Quanti, gli dico. Molti, molte, mi ha detto. Ah, ho detto. E questo ci conferma che ce ne sono molt@ come no@ e che un giorno con loro ci diremo «siamo questo», non importa se siamo indigeni o non indigeni.
Noi ci organizziamo così, alcuni fanno alcune cose ed altri ne fanno altre. Per esempio ora tocca al supmarcos la finestra e a me tocca la porta, e ad altri toccano altre cose.
E’ che adesso ci ricordiamo di un compagno indimenticabile per tutt@ noi zapatisti, il SubPedro, che negli ultimi giorni di dicembre del 1993 ci disse, imparate compagni, perché un giorno toccherà a voi. Lotteremo con opera@, contadin@, giovani, bambini, donne, uomini, anziani del Messico ed anche del mondo. Era vero ed è vero, ormai senza di lui. E’ la verità della verità quando si lotta per il popolo.
Bene compas, ora sapete che sono io l’addetto alla porta, l’incaricato di osservare il nuovo modo di lavorare con le/i compagn@ che verranno ad apprendere quello che hanno costruito negli anni i miei compagn@ zapatisti, e quello che siamo ora.
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Perché crediamo e ci fidiamo del popolo ed è ormai ora di fare qualcosa contro quello che abbiamo visto in tanti anni e del male che abbiamo subito e che subiamo, ed è ora di unire il pensiero ed imparare e poi elaborarlo, organizzarlo. E possiamo già farlo grazie alle numerose esperienze che abbiamo fatto e questo ci guida a non proseguire negli stessi modi in cui ci obbligano.
Finché non agiamo secondo il pensiero dei popoli, i popoli non ci seguono. E per non cadere negli stessi errori, bisogna solo guardare i nostri predecessori. Costruire qualcosa di nuovo che in realtà sia parola e pensiero e decisione e analisi, proposta del popolo, che sia studiato dal popolo e alla fine decisione del popolo.
Per 10 anni abbiamo lavorato in clandestinità, e non ci conoscevate. «Un giorno ci conosceranno», ci dicevamo e così abbiamo continuato a lavorare durante quegli anni. Ed un giorno abbiamo deciso che era ora che ci conosceste. Ora ci conoscete da 19 anni, direte voi se è male o bene quello che stiamo facendo. I miei compagn@ ci dicono che vivono meglio con i loro governi autonomi. Loro si rendono conto di cos’è la vera democrazia che vivono nelle loro comunità e che non si fa la democrazia ogni 6 o 3 anni. La democrazia si fa in ogni villaggio, nelle assemblee municipali autonome e nelle assemblee delle zone che formano le Giunte di Buon Governo, e si fa democrazia nell’assemblea quando si riuniscono tutte le zone che controllano le Giunte di Buon Governo, cioè la democrazia si fa tutti i giorni di lavoro in tutte le istanze del governo autonomo ed insieme alle comunità, donne e uomini. Trattano con democrazia tutti i temi della vita, sentono che la democrazia è loro, perché loro discutono, studiano, propongono, analizzano e alla fine decidono sulle questioni.
Loro ci dicono, domandando, come sarebbe questo paese e questo mondo se ci fossimo organizzati con gli altri fratelli e sorelle indigeni, ed anche con i fratelli e le sorelle non indigeni? Il risultato è un grande sorriso, perché i risultati del lavoro che stanno facendo, li hanno nelle proprie mani.
Sì, è così, ci vuole solo che i poveri della campagna e della città si organizzino senza che nessuno ci guidi se non noi stessi e quelli che nominiamo, non quell@ che vogliono solo arrivare al potere, e che poi al potere ci relegano nell’oblio e poi ne arriva un altro che dice che ora cambieranno davvero le cose ma poi seguono gli stessi inganni. Non mantengono la parola, ormai lo sappiamo, lo sapete, è superfluo che ve lo scriva, ma è così che avviene in questo paese. Ed è esasperante e logorante, orribile.
Noi poveri sappiamo qual’è il miglior modo di vivere che vogliamo, ma non ce lo permettono, perché sanno che faremo sparire lo sfruttamento e gli sfruttatori e costruiremo la vita nuova senza sfruttamento. Sappiamo bene come deve essere il cambiamento, perché tutto quello che abbiamo sofferto richiede cambiamento. Le ingiustizie, le sofferenze, le tristezze, i maltrattamenti, le disuguaglianze, le manipolazioni, le brutte leggi, le persecuzioni, le torture, le prigioni e molte altre cose brutte che subiamo, sappiamo che non rifaremo cose per farci lo stesso male. Come diciamo qua noi zapatisti, se ci sbagliamo, siamo capaci di correggerci, non come adesso che uno la fa e gli altri pagano, cioè quelli che ora la fanno sono le/i deputat@, senator@ ed i malgoverni del mondo, ed i popoli pagano.
Non ci vuole una laurea, né si deve saper parlare bene il castigliano, né si deve leggere troppo. Non diciamo che non serva, ma ne serve quanto basta per il lavoro, serve perché ci aiuta a lavorare con ordine, cioè è uno strumento di lavoro per comunicare tra noi. Quello di cui stiamo parlando, è il cambiamento, noi sappiamo fare il cambiamento, non c’è bisogno che qualcuno salti fuori a fare la sua campagna per dirci che lui o lei sarà il cambiamento, come se noi le/gli sfruttat@ non sapessimo come dovrebbe essere il cambiamento che vogliamo. Mi capite, sorelle e fratelli indigeni e popolo del Messico, sorelle e fratelli indigeni del mondo, sorelle e fratelli non indigeni del mondo?
Quindi, sorelle e fratelli indigeni e non indigeni poveri, scendete in lotta, organizzatevi, guidatevi da voi stessi, non lasciatevi guidare o controllate bene che chi volete che vi guidi faccia quello che decidete voi e vedrete che le cose prenderanno strade simili alle nostre di noi zapatisti.
Non smettete di lottare, così come gli sfruttatori non smettono di sfruttare, ma arrivate fino al fine, cioè alla fine dello sfruttamento. Nessuno lo farà per noi, se non noi stessi. Prendiamo le redini, afferriamo il volante e portiamo il nostro destino dove vogliamo andare, andiamo dove il popolo comanda. Il popolo è la democrazia, il popolo si corregge e va avanti. Non come ora, che 500 deputati e 228 senatori la fanno, e milioni che subiscono questa peste che porta alla morte, cioè i poveri e il popolo del Messico, la pagano.
Sorelle e fratelli operai e lavoratori, vi abbiamo ben presenti, abbiamo lo stesso odore di sudore per lavorare per le/gli sfruttator@. Ora che i miei compagni zapatisti aprono la porta, se ci capite, entrate nella Sexta a conoscere il governo autonomo de@ nostr@ compagn@ dell’EZLN. E se ci avete compreso, anche voi sorelle e fratelli indigeni del mondo e sorelle e fratelli non indigeni del mondo.
Siamo i principali produttori della ricchezza di quelli che sono già ricchi, ora basta! Sappiamo che ci sono altr@ sfruttat@, vogliamo organizzarci con loro, lottiamo per il popolo del Messico e del mondo, che è nostro, non dei neoliberali.
Sorelle e fratelli indigeni del mondo, sorelle e fratelli non indigeni del mondo, popoli sfruttati. Popoli d’America, popoli d’Europa, popoli dell’Africa, popoli dell’Oceania, popoli dell’Asia.
I neoliberali vogliono essere padroni del mondo, così diciamo noi, cioè vogliono trasformare in loro proprietà tutti i paesi capitalisti. I loro capoccia sono i governi capitalisti sottosviluppati. Così ci vogliono, se non ci organizziamo tutte e tutti noi lavoratori.
Sappiamo che nel mondo c’è sfruttamento. Non ci deve far sentire lontani la distanza che ci separa in ogni parte del nostro mondo, dobbiamo avvicinarci, unendo i nostri pensieri, le nostre idee e lottare da noi stessi.
Lì dove siete c’è sfruttamento, subite le stesse cose come noi.
Subite repressione come noi.
Venite derubati, come fanno a noi da più di 500 anni.
Vi disprezzano, come continuano a disprezzarci.
Così stiamo, così ci tengono e così sarà se non ci prendiamo per mano gli uni con gli altri.
Abbondano le ragioni per unirci e far sì che nasca la nostra ribellione per difenderci da questa bestia che non vuole togliersi di dosso e non se ne andrà mai se non lo facciamo noi stessi.
Qui nelle nostre comunità zapatiste, con i governi autonomi ribelli e con l’unione de@ compagn@, affrontiamo giorno e notte il capitalismo neoliberale e siamo pronti a tutto.
Questi sono fatti, i compag@ zapatisti sono organizzati così. C’è solo bisogno di decisione, organizzazione, lavoro, pensiero e di mettere in pratica e poi correggere e migliorare senza fermarsi, e se ci si ferma, è per raccogliere le forze e andare avanti, il popolo comanda e il governo ubbidisce.
Sì, si può, sorelle e fratelli poveri del mondo, qui c’è l’esempio dei vostri sorelle e fratelli indigeni zapatisti del Chiapas, Messico.
È ormi ora che davvero facciamo il mondo che vogliamo, il mondo che pensiamo, il mondo che desideriamo. Noi sappiamo come. È difficile, perché c’è chi non vuole ed è esattamente chi ci sfrutta. Ma se non lo facciamo, il nostro futuro sarà ancora più duro e non ci sarà mai la libertà, mai più.
Così la vediamo noi, per questo vi stiamo cercando, vogliamo incontrarvi, conoscerci, apprendere tra noi.
Speriamo possiate venire e se no, cercheremo altri modi per vederci e conoscerci.
Vi aspettiamo su questa porta di cui mi tocca occuparmi, per entrare nell’umile scuola dei miei compagn@ che vogliono condividere il poco che abbiamo imparato, per vedere se può servire nei vostri luoghi di lavoro dove vivete, e siamo sicuri che quelli che avevano già aderito alla Sesta verranno, oppure no, ma sia come sia, potrete venire nella scuola dove spieghiamo cos’è la libertà per le/gli zapatist@, e così vedere i nostri progressi ed i nostri difetti, che non nascondiamo, ma in maniera diretta e con i migliori maestri che esistano: i popoli zapatisti.
La scuola è umile, ma ora per le/i compagn@ zapatisti c’è la libertà di fare quello che vogliono e di pensare a una vita migliore.
La migliorano sempre di più, perché vedono i bisogni e la pratica dimostra come migliorare, cioè la pratica è il miglior modo di lavorare per migliorare. La teoria ci dà le idee, ma ciò che dà forma, è la pratica, il come governare autonomamente.
È come abbiamo sentito dire: «Quando il povero crede nel povero, possiamo cantare vittoria». Solo che questo, non solo l’abbiamo ascoltato, ma lo stiamo facendo nella pratica. Questo è il frutto che vogliono condividere le/i nostri@ compagn@. E’ la verità, perché per quanta malvagità contro di noi hanno scatenato i malgoverni, non sono riusciti e non riusciranno mai a distruggerlo, perché quanto costruito è del popolo e per il popolo. I popoli lo difenderanno.
Vi posso raccontare molto altro, ma non è la stessa cosa che sentirlo, vederlo o guardarlo direttamente e porre a voce le vostre domande ai miei compagni e compagne basi di appoggio. Anche se con difficoltà, risponderanno in castigliano, ma la miglior risposta è la pratica de@ compagn@, che è lì da vedere e che stanno vivendo.
È piccolo quello che stiamo facendo, ma sarà grande per i poveri del Messico e del mondo. Siccome siamo molto grandi, cioè siamo molti i poveri del Messico e del mondo, dobbiamo costruire noi il mondo in cui vivere. Si vede come funziona quando i popoli si mettono d’accordo, rispetto a quando c’è un gruppo che dirige e i popoli non si mettono d’accordo. Si è capito veramente cos’è rappresentare, si sa come metterlo in pratica, cioè i 7 principi del comandare ubbidendo.
All’orizzonte già si vede com’è, secondo noi, il nuovo mondo e potrete vedere e imparare e far nascere il mondo differente che voi immaginate là dove vivete, condividendo i saperi e creare i nostri mondi differenti da come sono ora.
Vogliamo vederci, ascoltarci ed è una cosa molto grande per noi, ci aiuterebbe a conoscere altri mondi ed il miglior mondo che vogliamo.
C’è bisogno di organizzazione, decisione, accordo, lotta, resistenza, difesa e lavoro, pratica. Se manca qualcosa, aggiungetelo voi compagni e compagne.
Bene, per ora ci stiamo mettendo d’accordo su come dovrebbe essere per voi la scuola, e vedere quanto spazio c’è. Ci stiamo preparando perché il compagno o la compagna che vorrà e che invitiamo, possa vedere e sentire direttamente, e se non potrà venire fino a qua, penseremo come fare.
Vi aspettiamo compagne e compagni della Sexta.
Ci stiamo preparando a ricevervi, assistervi e servirvi come vostri compagn@, come nostr@ compagn@ che siete. Ed anche affinché la nostra parola arrivi a coloro che non possono venire a casa nostra, ma noi andremo da loro col vostro aiuto.
Chiaramente ci vorrà del tempo, ma, come dicono i nostri fratelli del popolo Mapuche, una, dieci, cento, mille volte vinceremo, vinceremo sempre.
E per finire, vi parlerà ancora il compagno Subcomandante Insurgente Marcos quando sarà il suo turno, e continueremo ad alternarci lui ed io per spiegarvi tutto, perché vi sarete accorti che, anche se faccio questo lavoro da molti anni, questa è la prima volta che mi tocca firmare pubblicamente come qui sotto…
Dalle montagne del sudest messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Subcomandante Insurgente Moisés
Messico, Febbraio 2013
P.S.- Approfitto per dirvi che la password per le successive parti della finestra che tocca al supmarcos, è «nosotr@s«. Già, perché nella scuola della lotta non si può copiare dal compa, ma ognuno fa la propria lotta rispettandoci come compagni.
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Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo:
http://www.youtube.com/watch?v=UBzGfWymOnM&feature=player_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=6izcABVqsBk&feature=player_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=ZWgQniV0pcg&feature=player_embedded
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(Traduzione «Maribel» – Bergamo)
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Hola, quisiera leer el articulo en castellano pero me pide que proporcione una contraseña, pero no logro abrirlo, por favor como hago para abrirlo.
muchas gracias, abrazo desde argentina.
Comentario de nerea — febrero 16, 2013 @ 8:56 am
Querido Subcomandante Moises,
Me da mucho gusto y regocijo leer su mensaje. Muchas gracias por abrirnos la puerta de su palabra y de su corazón. No soy adherente de la Sexta porque cuando la Sexta se creó yo no caminaba por éstas “geografías”, y ni tan siquiera imaginaba que había nacido una Sexta. Aunque sospecho, desde que leí aquel comunicado que me hizo carcajearme de lo lindo, que yo bien podría ser de la Sexta porque in stricto sensu cumplo con varios de los requisitos de elegibilidad del numeral 1. Pero no estoy segura, porque no sé cómo funciona esta vaina de volverse adherente. Quizá su merced podría aclararlo? Reciba mi cariño y mi respeto. Muchos abrazos para usted y demás zapatistas.
PD: El comunicado del Sup Moises en castellano puede leerse en varios sites de medios alternativos. Aquí van dos:
http://zapateando.wordpress.com/page/3/
http://chacatorex.blogspot.com/2013/02/protegido-ellos-y-nosotros-vi-las.html
Comentario de Trilcea — febrero 16, 2013 @ 3:14 pm