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Palabra del Ejército Zapatista de Liberación Nacional

Oct272008

COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO-COMANDO GENERALE DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE. COMMISSIONE SESTA-COMMISSIONE INTERGALATTICA DELL’EZLN. MÉXICO.

COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO – COMANDO GENERALE DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE.
COMMISSIONE SESTA – COMMISSIONE INTERGALATTICA DELL’EZLN.
MESSICO.

15 E 16 SETTEMBRE 2008.

AGLI ADERENTI ALLA SESTA DICHIARAZIONE E ALL’ALTRA CAMPAGNA,
AGLI ADERENTI ALLA ZEZTA INTERNAZIONALE,
AL POPOLO DEL MESSICO,
AI POPOLI DEL MONDO,
COMPAGNE E COMPAGNI,
FRATELLI E SORELLE,

Ecco nuovamente la nostra parola.
Ecco quello che vediamo, ecco quello che osserviamo.
Ecco quello che giunge alle nostre orecchie, quello che sente il nostro cuore scuro.

I.

In alto vogliono ripetere la loro storia.
Vogliono tornare a imporci il loro calendario di morte, la loro geografia di distruzione.
Quando non ci privano delle nostre radici cercano di distruggerle.
Rubano il nostro lavoro, la nostra forza.
Privano di gente e di vita il nostro mondo, la nostra terra, la nostra acqua, le nostre ricchezze.
Le città ci perseguitano e ci cacciano.
Le campagne muoiono e noi con loro.
Le menzogne si fanno governi e la spoliazione è l’arma dei loro eserciti e della loro polizia.
Nel mondo siamo illegali, clandestini, indesiderati.
Siamo braccati.
Donne, giovani, bambini, anziani muoiono in morte e in vita.
Dall’alto ci predicano la rassegnazione, la sconfitta, la resa e l’abbandono.
Quaggiù presto non ci resterà più niente.
Tranne la rabbia.
E la dignità.
Quaggiù il nostro dolore non trova ascolto, se non quello della gente come noi.
Non siamo nessuno.
Siamo soli con la nostra dignità e la nostra rabbia.
La rabbia e la dignità sono i nostri ponti, le nostre lingue.
Ascoltiamoci l’un l’altro, dunque, conosciamoci.
Cresca la nostra rabbia e si trasformi in speranza.
Ritrovi la dignità le sue radici e nasca un altro mondo.
Abbiamo visto e ascoltato.
Debole è la nostra voce per farsi eco di questa parola, piccolo il nostro sguardo per tanta rabbia così degna.
Dobbiamo vederci, guardarci, parlarci, ascoltarci l’un l’altro.
Siamo altre donne, altri uomini, siamo l’altro.
Se questo mondo non ha posto per noi bisogna creare un altro mondo.
Senz’altro strumento che la rabbia, senz’altro materiale che la nostra dignità.
Dobbiamo ancora trovarci, conoscerci.
Manca quello che manca…

II.

Oggi, a tre anni dalla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, l’EZLN si è impegnato in una riflessione collettiva nutrita dall’ampio orizzonte che i nostri compagni dell’Altra Campagna in Messico e la Zezta Internazionale nel Mondo ci hanno dato.

Ciò che abbiamo visto e udito, a volte direttamente e a volte attraverso le parole e lo sguardo degli altri, non è poca cosa.

La rabbia che abbiamo sentito e la dignità che abbiamo trovato erano così grandi che ora ci sentiamo più piccoli di prima.

In Messico e nei cinque continenti abbiamo trovato ciò che solo presentivamo quando abbiamo intrapreso la nostra sesta tappa: esiste un altro mondo, un altro cammino.

Se la catastrofe che sta arrivano sarà evitata e se l’umanità potrà avere un’altra occasione sarà perché queste altre persone, in basso e a sinistra, non solo resistono ma stanno già tracciando il profilo di qualcos’altro.

Di qualcosa di diverso rispetto a ciò che in alto accade.

Nell’impossibile geometria del Potere politico, i fondamentalismi si distribuiscono equamente: le destre si fanno estreme e le sinistre istituzionali si volgono all’impossibile destra illuminata. Coloro che nella stampa progressista si lamentano perché i fanatici della stampa opposta censurano, travisano, calunniano il loro «caudillo», a loro volta censurano, travisano, calunniano e tacciono davanti a tutti gli altri movimenti che non si sono sottomessi ai diktat di un capetto e distribuiscono senza alcun pudore condanne e assoluzioni secondo assurdi calcoli di share mediatico. Fanatici di entrambe le parti discutono di bugie mascherate da verità, e i crimini hanno solo il valore dello spazio mediatico che occupano. Ma l’insieme non è che un pallido riflesso di ciò che accade realmente nella politica.
Lo scoramento di fronte al cinismo e all’incompetenza delle classi politiche tradizionali si è gradualmente mutato in rabbia. A volte questa rabbia spera ancora in un cambiamento che segua i sentieri già tracciati, per poi sbattere contro un disinganno paralizzante o alla forza dell’arbitrarietà che assoggetta la volontà. Il Nord instabile e brutale torna ai suoi raggiri. Quando non sponsorizza brogli elettorali (come ha fatto in Messico) sostiene, alimenta e finanzia colpi di Stato (come sta cercando di fare oggi in Bolivia e in Venezuela). La guerra resta la sua forma di diplomazia internazionale per eccellenza: l’Iraq e l’Afghanistan bruciano, ma – con grave danno di quelli che stanno in alto – non si consumano.

La volontà di imporre egemonie ed omogeneità su scala mondiale trova nelle nazioni, nelle regioni e nei piccoli centri gli apprendisti stregoni disposti a mettere in scena l’impossibile ritorno a un passato nel quale il fanatismo era legge e il dogma scienza. Nel frattempo le classi politiche al potere hanno trovato nell’industria dello spettacolo il travestimento adeguato con cui occultare il loro ingresso nell’ambiente del crimine organizzato.

Stufo di tanta avidità, il nostro pianeta comincia a esigere il debito, impossibile da ripagare, della propria distruzione. Ma anche le catastrofi «naturali» sono questioni di classe, e le loro distruzioni colpiscono soprattutto coloro che non hanno niente e non sono niente. Di fronte a questo dato di fatto, la stupidità del Potere non ha limiti: si consacrano milioni e milioni di dollari per fabbricare nuove armi e costruire un numero sempre maggiore di basi militari. Il Potere del capitale non si cura di formare insegnanti, dottori, ingegneri, ma solo soldati. Non prepara costruttori e costruttrici, ma un numero sempre maggiore di distruttori.

Chiunque tenti di opporsi a questa follia è perseguitato, imprigionato, assassinato.

In Messico si incarcerano contadini che hanno difeso la loro terra (come Atenco a San Salvador); in Italia si perseguitano e si trattano come terroristi coloro che si oppongono all’installazione di basi militari; nella Francia della «libertà, uguaglianza e fratellanza» gli esseri umani sono liberi, uguali e fratelli solo se lo dicono i loro documenti; in Grecia la gioventù è un vizio da eliminare; ancora in Messico, ma questa volta a Città del Messico, i giovani e le giovani vengono criminalizzati e assassinati senza provocare alcuna reazione, perché non è nei piani di chi sta in alto, quale che sia il suo partito politico, mentre una consultazione legittima si vede ridotta a una penosa scusa usata da un capo di governo assassino per lavarsi le mani della situazione; nella Spagna della moderna Unione Europea si chiudono giornali e si criminalizza una lingua, l’euskera, pensando certamente che uccidendo una parola si uccidano anche le persone che la usano come una bandiera; in quest’Asia così vicina si risponde alle rivendicazioni dei contadini con insensatezze blindate; nell’arrogante Unione degli Stati Uniti d’America, nata dal sangue degli immigrati, si perseguitano e si uccidono gli «altri colori» che vi lavorano; in questa lunga sofferenza che ha per nome America Latina si disprezza e si umilia il sangue scuro che la sostiene; nei Caraibi non sottomessi, un popolo, quello cubano, deve aggiungere a una disgrazia naturale quella di un blocco imperiale che non è altro che un crimine impunito.
In tutti gli angoli della geografia mondiale e tutti i giorni dei suoi diversi calendari, le donne e gli uomini che lavorano, gli uomini e le donne che fanno funzionare tutto, sono privati di tutto, disprezzati, sfruttati, oppressi.

Ci sono però ancora dei casi, molti, così tanti da strapparci un sorriso, in cui la rabbia cerca una propria via, una via nuova, un’altra via; e il suo «no» non si limita a resistere, ma comincia a proporre e a proporsi.

Dalla nostra prima apparizione pubblica, quasi quindici anni fa, abbiamo fatto di tutto per costituire un ponte che permetta alle ribellioni di andare da una parte all’altra.
A volte ci siamo riusciti, altre no.

Oggi noi non vediamo e sentiamo solo questa resistenza ribelle, sorella e compagna, che resta al nostro fianco e sostiene i nostri passi.

Oggi c’è anche qualcosa che prima non c’era, o che al momento non eravamo riusciti a vedere.
C’è una rabbia creativa.

Una rabbia già dipinta di tutti i colori di quei cammini, in basso e a sinistra nei cinque continenti…

III

PER TUTTE LE RAGIONI ESPOSTE, E COME PARTE INTEGRANTE DELLE MANIFESTAZIONI ORGANIZZATE PER CELEBRARE IL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE, I QUINDICI ANNI DALL’INIZIO DELLA NOSTEA GUERRA CONTRO L’OBLIO, I CINQUE ANNI DEI CONSIGLI DEL BUON GOVERNO E I TRE ANNI DELL’ALTRA CAMPAGNA E DELLA ZEZTA INTERNAZIONALE, GLI UOMINI, LE DONNE, I BAMBINI E GLI ANZIANI DELL’EZLN INVITANO TUTTI I RIBELLI E LE RIBELLI DEL MESSICO E DEL MONDO A CELEBRARE IL
PRIMO FESTIVAL MONDIALE DELLA DEGNA RABBIA
SUL TEMA:

«UN ALTRO MONDO, UN ALTRO CAMMINO: IN BASSO E A SINISTRA»

CHE SI SVOLGERÀ NEI SEGUENTI LUOGHI E NELLE SEGUENTI DATE:

NELL’ALTRA CITTÀ DEL MESSICO, DISTRETTO FEDERALE, il 26, 27, 28 e 29 dicembre 2008.

NELLA STRUTTURA DELL’ASSOCIAZIONE «LOS CHARROS REYES DE IZTAPALAPA», affiliata al Fronte popolare Francisco Villa indipendente (UNOPII), avenida Guelatao nº 50, Colonia Álvaro Obregón, distretto Iztapalapa, vicino alla stazione della metropolitana Guelatao, dove sarà organizzata l’esposizione con lo stesso titolo.

NELLA SEDE DELL’UNÍOS, in via Dr. Carmona y Valle nº 32, Colonia Doctores, nei pressi della stazione della metropolitana Cuauhtémoc, dove si terranno altre attività.

Al CARACOL D’OVENTIK, CHIAPAS, sede del Consiglio del buon governo, «CORAZÓN CÉNTRICO DE LOS ZAPATISTAS DELANTE DEL MUNDO» (Cuore centrale degli zapatisti davanti al mondo) il 31 dicembre 2008 e il 1° gennaio 2009.

NELLA CITTÀ DI SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS, CHIAPAS, il 2, 3 e 4 gennaio 2009. Nei locali del CIDECI, in Camino Real de San Juan Chamula, s/n, Colonia Nueva Maravilla.

ALCUNI ALTRI TEMI AFFRONTATI DURANTE IL FESTIVAL SARANNO:
– Un’altra campagna.
– Un’altra politica.
– Un’altra città.
– Un altro movimento sociale.
– Un’altra comunicazione.
– Un’altra storia.
– Un’altra arte e un’altra cultura.
– Un’altra sessualità.

IL FESTIVAL «UN ALTRO MONDO, UN ALTRO CAMMINO: IN BASSO E A SINISTRA» AVRÀ LE SEGUENTI CARATTERISTICHE:

1. A Città del Messico sarà organizzata una grande esposizione nazionale e internazionale nella quale le lotte, le esperienze e le rabbie disporranno di uno spazio nel quale esporre la loro lotta e il loro coraggio. Perché tutti e tutte noi possiamo vederle, ascoltarle e conoscerle.

2. In territorio zapatista la dignità e la rabbia si faranno arte e cultura, musica e canto, perché la ribellione è anche danza. E con le parole il dolore si muta in speranza.

3. A San Cristóbal de Las Casas, nel Chiapas, la parola circolerà perché nascano altre parole e per dare forza e ragione alla rabbia.

4. I gruppi, i collettivi e le organizzazioni messicane e di altri paesi partecipanti a questo festival non saranno esclusivamente quelli invitati per l’occasione. Per questo la Commissione Sesta dell’EZLN ha avviato delle consultazioni con organizzazioni politiche e sociali e con collettivi e gruppi anarchici e libertari, di comunicazione alternativa, artistici e culturali, di difesa dei diritti umani, di lavoratori e lavoratrici sessuali, nonché con intellettuali e attivisti sociali, ex detenute e detenuti politici, tutti e tutte aderenti alla Sesta Dichiarazione; e con gruppi, collettivi e organizzazioni di altri paesi, tutti e tutte appartenenti alla Zezta internazionale. Dopo queste consultazioni verranno fissati i criteri per inviare gli inviti e le modalità di partecipazione.

5. Per le tavole rotonde e le conferenze magistrali l’EZLN inviterà organizzatori e organizzatrici sociali, pensatori e pensatrici e dirigenti dei progetti anti-capitalisti in Messico e nel mondo. L’elenco di questi invitati verrà reso noto in seguito.

6. Altri dettagli sul modo in cui pensiamo questo Festival della Degna Rabbia verranno comunicati a tempo debito (cioè quando avremo un’idea approssimativa del pasticcio in cui ci siamo cacciati).
Per oggi è tutto.


LIBERTÀ E GIUSTIZIA PER ATENCO!

Dalle montagne del Sud-est messicano.
Per il Comitato clandestino rivoluzionario indigeno – Comando generale dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale,
Sub-comandante insorto Marcos.
Messico, settembre 2008.

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1 Comentario »

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