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Palabra del Ejército Zapatista de Liberación Nacional

Ene052006

Discorso del Delegato Zero nella città di Palenque

 


Discorso del Delegato Zero nella città di Palenque
3 gennaio 2006

Buon pomeriggio a tutti e tutte:

Abbiamo scelto di venire qui a Palenque, in questo luogo simbolo della cultura maya, del suo splendore e del suo avanzato livello di sviluppo, ma che i ricchi capitalisti usano solo perché sia visitata e conosciuta come se fosse ormai una cultura morta, come se noi indigeni maya, alcuni zapatisti ed altri non zapatisti, non esistessimo più o fossimo morti con la vittoria del neoliberismo nel mondo. Forse con sorpresa vi siete resi conto di essere venuti a visitare delle rovine ed avete trovato gente che vive, che cammina, che parla e soprattutto, che grida e sta gridando «Basta», che ora cerca di unirsi con le altre forze dei lavoratori della campagna e della città per trasformare questo sistema in qualcosa di più giusto, più libero e più democratico.

Nei prossimi giorni che verranno, ascolteremo un mucchio di promesse, bugie, nel tentativo di alimentare le nostre speranze che le cose miglioreranno se ci sarà un nuovo governo; ogni volta, ogni anno, ogni tre anni, ogni sei anni ci vendono questa bugia, ed ogni tre anni, ogni sei anni ce la ripetono.

Noi pensiamo, i compagni dell’Altra Campagna, di cui facciamo parte come EZLN, che non ci daranno niente.
Niente che non conquisteremo con le nostre forze, con la forza organizzata per trasformare le cose.

I governi che abbiamo, a parte mentirci, derubarci del poco che abbiamo, ci vendono a caro prezzo le cose che dobbiamo comperare mentre ci pagano una miseria quello che produciamo come contadini ed operai

Noi pensiamo che tutto quello deve cambiare e non cambierà dall’alto, dove la destra sta distribuendo le sue bugie da una parte all’altra mentre intasca milioni e milioni di pesos.

Pensiamo che si può cambiare solo dal basso o a sinistra, per questo invitiamo tutti e tutte a chiedersi, gente umile e semplice, se vuole cambiare le cose, se vuole per sé, per i propri figli, per i propri nipoti un mondo dove possa vivere senza paura.

Senza paura di essere umiliato o disprezzato per il colore della pelle, per il modo di camminare, per il modo di parlare, per la cultura, o per il posto che occupa in questa società.

un mondo dove possiamo essere rispettati per il lavoro che facciamo, per il nostro valore in quanto esseri umani e non per il nostro conto bancario, o il tipo di auto o gli abiti che possediamo, un mondo dove i lavoratori occupino il posto che meritano.

Perché loro, i lavoratori, sono quelli che fanno camminare il mondo, e lo fanno fiorire. Sono i ricchi ed i potenti quelli che lo distruggono.

Oggi siamo qui a Palenque accettando l’invito di un’organizzazione di lavoratori: la Centrale Unitaria dei Lavoratori (CUT).

Qui davanti a tutti voglio salutare questi fratelli e sorelle che ora sono i nostri compagni e compagne e vogliamo dare questo simbolo, abbiamo invitato i compagni e le compagne basi di appoggio dell’EZLN nella zona nord.

Alcuni sono venuti, come il governo e gli allevatori che ci aspettavano armati, nascosti, all’uscita della città, per darsi conto della dimostrazione della forza zapatista nel nord del Chiapas.
È un messaggio che inviamo loro affinché lo prendano in considerazione perché nel caso volessero fare qualcosa, dovranno pagarne poi le conseguenze.

Ora vogliamo dare il simbolo dell’unità di un movimento indigeno degno, come è l’EZLN, con un movimento di lavoratori anch’esso degno come è la CUT

Oggi stiamo inviando questo messaggio: una delle strade che percorrerà l’Altra Campagna è l’unità di indigena, di operai, di contadini, di maestri, di studenti, di impiegati, di tutti quelli che lavorano e producono in questo paese, e non di quelli che stanno in alto e si arricchiscono col nostro sangue. Vogliamo dare oggi questo messaggio di unità tra indigeni e lavoratori, con questa unità di azione tra l’EZLN e la Centrale Unitaria dei Lavoratori. Grazie fratelli della CUT che ci avete ricevuti, grazie popolo di Palenque che ci avete accolto, speriamo di andare sempre più avanti in questo lavoro e di tenervi informati.

(Traduzione Comitato Chiapas «Maribel» – Bergamo)

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