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Palabra del Ejército Zapatista de Liberación Nacional

Ene012006

Parole prononcée à San Cristóbal de las Casas, Chiapas

Comandante Tacho:

Comandante Zebedeo:

Comandante David:

Comandanta Kely:

Comandanta Hortensia:

Subcomandante Marcos (parte 1)

Subcomandante Marcos (parte 2)

 

PAROLE DEL COMANDANTE TACHO
SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS 1 GENNAIO 2006

Fratelli e sorelle.
Buona sera, compagni e compagne basi di appoggio che siete qui davanti a questa Cattedrale. Col permesso dei compagni membri del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno Comando Generale e del compagno Subcomandante Insurgente Marcos, mi permetto di rivolgervi alcune parole.

1 gennaio 2006

Fratelli e sorelle operai ed operaie.
Ai nostri fratelli contadini e contadine di tutto il Messico.
Fratelli:

Oggi vogliamo dirvi che la situazione dei lavoratori della campagna e della città è ogni giorno sempre più pesante e difficile, sebbene i contadini e gli operai siano la parte più importante del popolo messicano per la produzione e la manodopera a basso costo.

Siamo indispensabili per il nostro paese e tuttavia siamo i più diseredati in quanto ai nostri diritti che ci spettano come contadini messicani. Malgrado la nostra produzione sia stata male pagata in questo paese, i contadini hanno terre di cattiva qualità, non hanno risorse per lavorare, migliorare. Nonostante le terre cattive su cui possiamo contare, le facciamo produrre, ma niente e nessuno ci garantisce il nostro lavoro. Piogge, siccità, temporali, eccetera, possono distruggere il nostro lavoro, e nessuno si volta per guardarci.

Tutti noi contadini che facciamo produrre la madre terra siamo quelli che soffriamo di più. Per tutto questo il lavoro nei campi per i contadini messicani è ogni giorno sempre più critico e costringe molti compagni contadini messicani ad emigrare alla ricerca del sostentamento della propria famiglia. Tanto più adesso con la grande concorrenza messa in campo dal Trattato di Libero Commercio nell’agricoltura messicana. Noi contadini stiamo diventando sempre più incompetenti, perché non possiamo competere con le nostre risorse che continuano ad essere quelle di 500 anni fa, perché il piano del Trattato di Libero Commercio non è per il bene del popolo.

Il Trattato di Libero Commercio è il progetto di distruzione dell’agricoltura messicana e l’ingresso di prodotti e semi transgenici nelle nostre terre. E perché questo sia legale, modificano l’articolo 27 della Costituzione, ed affinché le nostre terre siano accaparrate legalmente e per trasformarci nuovamente nei servi dei grandi proprietari terrieri, promuovono il programma di privatizzazione delle terre con il Programma Procede. Tutto questo è il piano neoliberista contro l’agricoltura ed i contadini messicani. Nonostante tutto questo, molti contadini resistono e lavorano la terra, per sopravvivere, per sopravvivere coltivando quello che la madre terra ci dà naturalmente. Perché quello che possiamo vendere ad un prezzo miserabile è per il consumo dei ricchi, mentre quelli che fanno produrre la terra e produrre la cosa naturale, ci ingannano ed obbligano a consumare quello che loro producono.

Dunque, come possiamo parlare di buona salute, di buona educazione, di buona alimentazione ed un’abitazione degna se tutti ci stanno schiacciando?
Nell’attuale sistema di partito di Stato hanno la complicità di nuovi padroni stranieri, ci hanno messo da parte con le loro strategie e piani di famosi progetti di sviluppo per l’agricoltura. Questi piani ed obiettivi sono stati portati avanti per lo sterminio dei nostri semi naturali che da secoli coltiviamo nelle nostre terre. Questi progetti e programmi sono solo parte della loro strategia di costringerci ad adottare nuovi semi e fertilizzanti affinché quando non produciamo più senza fertilizzanti e senza nuovi semi, siamo poi obbligati a dipendere per l’alimentazione base da nuovi padroni, e questo fa parte di una strategia. Cioè, stanno portando i contadini alla totale dipendenza alimentare. Questa è solo parte del piano, ma in realtà quello che i borghesi vogliono è toglierci indiscriminatamente le nostre terre.

È come se volessero che dopo un secolo i contadini si inginocchino di nuovo a nuovi padroni, per questo noi zapatisti oggi vogliamo dire ai nostri fratelli contadini e contadine di unirsi per lottare insieme contro un nemico comune che ci ha fatto una guerra silenziosa con tutti i mezzi, anche con le malattie curabili, diarrea, vomiti e febbri.

Noi contadini dobbiamo organizzarci per non continuare a morire di malattie curabili, in questa situazione nota come Guerra di Bassa Intensità. Questo piano è contro gli operai e i contadini, cioè, ciò che prima erano considerati beni nazionali ora vengono venduti
in mani straniere. Per questo, fratelli operai e
contadini, conosciamo la difficile situazione che vivete nelle fabbriche. Ogni giorno, ogni ora affrontate il padrone, i capoccia. Sappiamo che la situazione e le condizioni di vita sono simili a quelle di noi contadini.

Come operai non avete un impiego sicuro, siete minacciati di licenziamento per difendere i vostri diritti, non siete protetti dalle leggi dei governi, tanto meno da parte dei padroni, perché se reclamate ingiustizie, aumento salariale, assicurazione sulla vita o un impiego sicuro, siete licenziati ingiustificatamente benché le leggi dicano che avete questi diritti, ma in realtà queste leggi non si rispettano perché sono fatte per beneficiare ed arricchire i padroni sulle spalle del popolo lavoratore. Come esempio si può citare il defunto Fidel Velásquez e Rodríguez Alcaine, che senza essere operai fecero leggi presumibilmente a beneficio dei lavoratori, unitamente ai padroni dimostrano in questo modo che a loro non interessano i lavoratori ed i loro diritti, e non lottano per il popolo, ma per i loro interessi personali.

Pertanto, vi invitiamo ad unirsi, a lottare insieme, contadini e contadine, lavoratori dell’educazione, della sanità e di tutti gli altri settori del lavoro.

Fratelli e sorelle, tutti e tutte dobbiamo dire non fregateci, è necessario organizzarci, che ci uniamo alla lotta tutti e tutte. E’ arrivato il momento di dire, tutti insieme, Basta! Perché nessuno fermerà gli sfruttatori se non noi stessi. Per questo oggi, compagni e compagne, lavoratori e lavoratrici delle campagne e della città, inizia la nostra Altra Campagna per ascoltare le vostre parole, i vostri pensieri, se siete d’accordo che i privatizzatori ci freghino in tutti i sensi poichè hanno le nostre vite.

Noi zapatisti non siamo d’accordo che ci freghino. Non siamo d’accordo che continuino a sfruttarci. Voi, fratelli e sorelle lavoratori, ci direte se ci sbagliamo. Per questo oggi incominciamo ad ascoltare la vostra parola.

L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale a nome dei nostri compagni e compagne giovani, bambini ed anziani basi di appoggio, rivolgiamo un appello ai nostri compagni operai, contadini ad organizzarsi e a partcipare direttamente all’Altra Campagna, affinché insieme lottiamo per i nostri diritti come lavoratori della campagna e della città. Per fare insieme un Programma Nazionale di Lotta ed un’altro modo di fare politica, secondo la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Siamo sicuri che solo insieme ed organizzati faremo fiorire la giustizia quando avremo garantito il diritto degli operai e dei contadini.
Vivere per la patria o morire per la libertà!

Dalla valle di Jovel,
Molte grazie.

(Traduzione Comitato Chiapas «Maribel» – Bergamo)

 

PAROLE DELLA COMANDANTA KELLY
SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS 1 GENNAIO 2006

Compagni e compagne, buona sera.
A nome delle mie compagne comandanti e dei comandanti del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno, Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, rivolgiamo alcune parole a tutti voi qui riuniti per affidarvi il Delegato Zero, il compagno Subcomandante Insurgente Marcos. Qui iniziano i nostri passi per visitare i vostri villaggi o i vostri luoghi, tutte e tutti quelli che non sono venuti o non hanno potuto partecipare alle nostre riunioni di preparazione della Sesta, e poter ascoltare con attenzione la vostra parola ed anche invitare tutte le donne, le giovani, tutte le casalinghe e lavoratrici del nostro paese che si chiama Messico, ad aderire alla Sesta e all’Altra Campagna. E dimostrare così agli uomini maschilisti che possiamo ed abbiamo anche l’obbligo di lottare e partecipare per i nostri diritti, perché adesso, in quanto donne, non siamo più buone solo per il letto o la casa. Non ubbidiamo soltanto e facciamo quello che dicono gli uomini, ma possiamo mettere anche i pantaloni. No compagne, oggi lanciamo anche la Sesta e l’Altra Campagna. Non aspettatevi che qualcuno faccia le cose per noi. Noi stesse dobbiamo organizzarci e lottare per quello che ci appartiene in fatto di libertà, democrazia e giustizia per ognuna di noi.

Compagne e compagni, vi affidiamo il Delegato Zero.
Gli abbiamo dato un incarico; vi chiediamo di proteggerlo tanto, tanto. Resteremo in attesa aspettando che ci indichiate dove dobbiamo andare ad ascoltare ed unire la nostra parola con quella di tutti voi, insieme ai compagni, per fare più grandi le nostre parole in un programma nazionale di lotta di
sinistra anticapitalista.

È tutto, molte grazie.

(Traduzione Comitato Chiapas «Maribel» – Bergamo)

 

PAROLE DELLA COMANDANTA HORTENCIA
SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS 1 GENNAIO 2006

Buona sera.
Fratelli e sorelle, compagni e compagne:
Oggi, vogliamo rivolgere alcune semplici parole a tutte le donne indigene e non indigene del Messico e del mondo, alle donne delle campagne e delle città, contadine, operaie, artigiane, maestre, studentesse, casalinghe, infermiere, religiose, artiste, donne professiniste e a tutte le donne in generale.

A nome di tutte le bambine, donne, ed anziane basi di appoggio, e a nome di tutte le compagne ai diversi livelli della nostra organizzazione come Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, vogliamo dirvi che oggi si compiono 12 anni dalla nostra sollevazione armata, quando le donne di differenti zone e municipi di questo stato del sudest Messicano, insieme ai compagni, hanno dimostrato il loro valore ed il loro coraggio contro il Malgoverno, contro l’Esercito Messicano, e contro le ingiustizie che subiamo noi donne nel nostro paese, e soprattutto come donne indigene.

Quel primo gennaio del 1994, centinaia di donne miliziane, insurgentas e dirigenti dell’EZLN ci siamo sollevate in armi e preso diverse città del nostro stato. E così migliaia di donne basi di appoggio con differenti responsabilità nei loro villaggi, disposte a combattere per difendere i loro popoli, i loro diritti e la loro dignità come donne. Iniziammo così la lotta quel 1° gennaio del 1994 e da allora continuiamo e continueremo questa lotta insieme ai compagni ed insieme a tutti quelli che hanno abbracciato la nostra causa.

Continueremo a lottare per conquistare il posto ed il diritto che meritiamo come donne, perché fino ad ora non abbiamo ancora diritto, libertà né partecipazione totale nei diversi ambiti di lavoro per lo sviluppo dei nostri popolie nella costruzione della nostra autonomia. Come donne, in ogni luogo, continuiamo a subire le ingiustizie, il disprezzo, il maltrattamento, la discriminazione, l’umiliazione e la violazione dei nostri diritti. Questa ingiusta situazione che la viviamo le donne, Non possiamo permettere che continui questa situazione di ingiustizia per le donne, ma, un giorno, dovrà cambiare.

Vogliamo dire a tutte le donne delle campagne e delle città, che è ora di fare qualcosa per cambiare questa triste realtà che viviamo nella nostra società. Non possiamo continuare a permettere che i cattivi governanti continuino ad imporre il loro sistema sociale ingiusto, discriminatorio e razzista contro le donne. Per questo vi invitiamo ad approfittare della possibilità che offre l’Altra Campagna, che è un luogo dove tutte possano partecipare, unirsi, organizzarsi e dire la nostra parola su come vogliamo costruire una società nuova.

Speriamo che le compagne, quelle che si sono unite alla Sesta e all’Altra Campagna, facciano tutto il possibile per partecipare e portare avanti i lavori e che siano da esempio per le altre donne del nostro paese e del mondo affinché possano organizzarsi anche nei loro villaggi nelle loro colonie, nei loro quartieri, nei loro posti di lavoro e dovunque siano, affinché nella Sesta e nell’Altra Campagna ci sia la partecipazione diretta delle donne perché senza la partecipazione delle donne, non possiamo dire che è una campagna molto altra, come è stato detto in alcuni comunicati.

Vogliamo inoltre dirvi che nei lavori dell’Altra Campagna, incontreremo difficoltà, problemi, ed ostacoli, ma dobbiamo cercare il modo di superarli.
Anche avere un po’ di coraggio per affrontare tutto quello che arriverà dall’alto, anche i nostri stessi problemi, della nostra casa, nei nostri villaggi, nei nostri posti di lavoro, nelle nostre colonie e da tutte le parti. Dobbiamo avere la forza di lottare e potere difendere i nostri diritti come donne, perché a volte gli uomini non permettono che ci impegnamo nella lotta o che abbiamo gli stessi diritti degli uomini e non ci prendono in considerazione.

Per conquistare i diritti che meritiamo noi donne, bisogna organizzarsi, bisogna difendersi e non bisogna chiedere permesso a nessuno per prendere ed esercitare i nostri diritti. La Sesta e l’Altra Campagna saranno molto diverse da qualsiasi altra organizzazione, perché devono essere un posto dove le donne, le bambine e le anziane sono rispettate e le loro decisioni prese in considerazione. Questo vuole dire che nell’Altra Campagna possono stare tutti quelli che desiderano vivere con democrazia, libertà e giustizia.
E dall’Altra Campagna non possiamo escludere nessuno solo per il fatto di essere donne o essere diversi.

Vogliamo anche dire a tutte le donne del Messico e del mondo che non si sono unite all’Altra Campagna, che le invitiamo ad organizzarsi e lottare in qualche modo affinchè le ingiustizie, lo sfruttamento, il disprezzo e la violazione dei diritti umani delle donne esistono ovunque. Per questo si ha bisogno della partecipazione delle donne in qualche forma, per farla finita con la situazione ingiusta che si vive in Messico ed in molti paesi del mondo.

Infine, vogliamo dire a tutte quelle che si sono unite alla Sesta e all’Altra Campagna che proseguano e che si organizzino affinché unite lottiamo per i nostri diritti, per la libertà e la giustizia affinché i nostri figli e figlie non vivono più nel disprezzo, l’umiliazione, lo sfruttamento, come ora ci
costringono i cattivi governanti ed i potenti.
È tutto.

Democrazia, Libertà, e Giustizia.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzianario Indigeno, Comando Generale dell’EZLN Chiapas, Messico
1 gennaio 2006

(Traduzione Comitato Chiapas «Maribel» – Bergamo)

 
PAROLE DEL SUBCOMANDANTE INSURGENTE MARCOS 1º gennaio 2006

Buona notte.
Prima di iniziare voglio invitare a salire qui con noi una persona che è stata molto importante nella storia dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, a lui l’EZLN deve la prima semente ed io personalmente gli devo qualcosa di più che la vita, perché mi ha mostrato la direzione, il passo e il destino. Alcuni di voi lo conosono come l’architetto Fernando Yañez, noi zapatisti lo conosciamo e riconosciamo come il Comandante German.

Abbiamo chiesto al compagno che s’incarichi della Direzione dell’Ufficio di Enlace Zapatista che sarà il mezzo attraverso il quale l’EZLN e la sua Commissione Sesta saranno in contatto con tutti gli altri compagni e compagne dell’Altra Campagna. Ci aiuterà anche nelle relazioni che manteniamo con organizzazioni politiche della sinistra anticapitalista in Messico e nel mondo.
Le mie prime parole sono rivolte solo ai compagni ed alle compagne dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

(Parole in Tzotzil)

Basi d’appoggio, responsabili locali e regionali, autorità autonome, miliziani e miliziane, insurgentes e insurgentas, comandi militari e comandanti e comandantas del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno, Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

(Parole in en Tzotzil)

Questa è la nostra piccole parola per tutti voi, uomini, donne, bambini ed anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, basi d’appoggio, responsabili locali e regionali, autorità autonome, miliziani e miliziane, insurgentes e insurgentas, comandi militari e comandanti e comandantas del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno, Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Incominciamo a camminare per tener fede alla nostra parola della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. A me tocca andare per primo per vedere come è il cammino per cui dobbiamo andare e per vedere se ci sono pericoli e per apprendere a conoscere il volto e la parola di chi è compagno e compagna ma agisce in un altro modo. Per unire la nostra lotta zapatista con la lotta dei lavoratori della campagna e della città del nostro paese che si chiama Messico.

Se mi succede qualcosa di brutto, sappiate che sono orgoglioso di aver lottato al vostro fianco, voi siete stati i migliori maestri e dirigenti e sono sicuro che continuerete a portare avanti per il giusto cammino la nostra lotta, insegnando a noi tutti ad essere migliori con la vostra parola di dignità.
Siamo vento, non abbiamo paura di morire nella lotta.
La buona parola è già stata seminata in buona terra, e questa buona terra è il vostro cuore e lì fiorisce già la dignità zapatista.

Grazie compagni e compagne dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale che siete venuti ad accompagnarci.

Compagni e compagne dell’Altra Campagna, voglio ricordare qui un compagno caduto dodici anni fa nelle prime ore del primo gennaio del 1994 che ha aspettato questo giorno nel quale la parola dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale è accompagnata da uomini, donne, bambini, anziani, organizzazioni, collettivi, gruppi, persone che non sono altro che dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Nel suo nome voglio ricordare tutti i compagni e le compagne che sono caduti in questi dodici anni di lotta. Li ricordo e chiedo un minuto di silenzio per tutti i compagni caduti nel nome del compagno Subcomandante Insurgente Pedro.

(Un minuto di silenzio)

Grazie compagni.

Compagni e compagne dell’Altra Campagna, vogliamo approfittare per spiegare a voi che siete venuti qui con noi ed agli altri compagni e compagne che non sono qui, ma fanno parte con noi di questo movimento che stiamo iniziando in tutto il nostro paese, che è il Messico.

Quando stavamo arrivando con la marcia, arrivando al boulevard, man mano che stavamo avanzando le autorità stavano spegnendo le luci della strada, di questa strada principale. Proprio di questo si tratta, loro là in alto cercheranno di oscurare tutto attorno a noi. E con noi non sto parlando dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, ma della nostra Altra Campagna e di tutti quelli che hanno aderito alla Sesta Dichiarazione. E così come siamo venuti avanti per tutto questo tratto nell’oscurità, a poco a poco, piano, attenti ai nostri passi, così dovrà essere l’inizio dell’Altra Campagna. Arriverà il momento com’è successo proprio in questa marcia, nel quale si arrenderanno e le luci rimarranno accese ed ora, con una nuova luminosità, quella che possiamo offrire con le nostre lotte e con le nostre parole che vanno dagli uni agli altri, in basso e a sinistra.

Il principale destinatario della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona ci ha mandato la ricevuta di ritorno solo pochi mesi dopo del nostro invio. Il grande potere del denaro in Messico ha firmato ciò che si può definire come la Contro-Dichiarazione Sesta, che è noto pubblicamente come il patto di Chapultepec ed è stato firmato in quel castello. Prima, la classe politica messicana si era riunita, convocata e si era esibita in tutta la sua ridicola apparenza nel Palazzo delle Belle Arti. Quelli che ora ci stanno chiedendo che ci dimentichiamo di tutto, delle nostre necessità, delle nostre lotte e che mettiamo tutto al loro servizio affinché loro decidano per noi, loro decidono lì, nei castelli e nei palazzi di questo paese.

L’Altra Campagna e La Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona hanno definito chiaramente qual è il nostro destino e qual è la nostra direzione. La nostra, di tutti. Possiamo dire ora che il primo gennaio del 2006, forze congiunte dell’Altra Campagna hanno occupato e fatto loro la città di San Cristóbal de Las Casas, simbolo della superbia e dell’orgoglio dell’alto.

Vogliamo salutare specialmente i nostri fratelli indigeni del quartiere de La Hormiga. Sono stati espulsi dalle loro comunità per problemi religiosi o pratici. E la città, questa, li ha scaraventati al margine, dimenticando che questi fratelli insieme con i nostri, gli zapatisti, hanno costruito questa cattedrale, questo palazzo, hanno fatto queste strade, queste case nelle quali non possono entrare. Le strade per le quali non potevano neanche transitare, dovevano passarci in mezzo come animali.

La Sesta Dichiarazione si propone di andare, parlare, ascoltare, prendere accordi con tutti quelli che fanno andare le macchine, quelli che fanno partorire la terra, quelli che mandano avanti i servizi e portano i prodotti da tutte le parti ed alla fine rimangono senza niente.

Non andremo alle grandi mobilitazioni. Oggi abbiamo incominciato così perché vogliamo mandar un messaggio a tutti i compagni e compagne dell’Altra Campagna.
Varie migliaia di uomini, donne, bambini ed anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, dopo aver camminato per vari giorni sono arrivati in questa città, hanno camminato fin qui e sono qui per dirvi che noi, nella Sesta e nell’Altra, stiamo mettendo tutto quello che abbiamo. La vita è il meno di quanto abbiamo, la nostra autorità morale, il nostro prestigio, ciò che abbiamo avanzato è stato messo in questa iniziativa.

Vi ripetiamo la domanda che vi abbiamo già fatto tempo
fa: che mettete in gioco voi nell’Altra Campagna?
Speriamo che siano il cuore e la parola che vogliamo ascoltare ed ai quali stiamo chiedendo aiuto per poter ascoltare la parola degli altri.

Potrebbe sembrare facile riunire varie migliaia di indigeni, l’abbiamo potuto fare grazie all’appggio delle Giunte di Buon Governo e sono stati centinaia di migliaia quelli che non hanno potuto venire, compagni e compagne.
Qui, voglio inviare un saluto speciale ai miei compagni e compagne, insurgentas e insurgenti, che dal
19 giugno dell’anno scorso, sono in allarme rosso e continuano a rimanere attenti a qualsiasi cosa possa succedere per fare ciò che è nostro dovere, difendere la nostra gente.

Tutte queste migliaia di uomini e di donne che si possono identificare chiaramente per la loro bassa statura e per il colore morato che si affaccia dai loro passamontagna non sono entrati nell’organizzazione in un atto di massa. Per far crescere e formare l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale abbiamo parlato con loro, li abbiamo ascoltati lì dove lavoravano, lì dove soffrivano. Non nelle grandi manifestazioni, non nelle marce ma sul loro posto di lavoro, nel luogo dove si vive il razzismo, la spogliazione, lo sfruttamento, il disprezzo di un sistema che ha un nome anche se usa molte facce, quello capitalista.

La Sesta Dichiarazione e l’Altra Campagna hanno definito una linea molto chiara in base alla quale vi chiediamo che vi definiate di sinistra e anticapitalisti. Non di centro, non di mezzo-centro, non di destra moderata, non di sinistra razionale e istituzionale ma di sinistra, come diciamo noi, dove c’è il cuore e dove c’è il futuro, insomma, il domani.

Noi vogliamo ringraziare tutti i compagni e le compagne che hanno aderito finora alla Sesta Dichiarazione ed hanno fatto loro l’Altra Campagna, da questo momento sono nostri compagni e compagne.

Se di qualcosa possiamo essere orgogliosi, noi zapatisti, è del fatto che sappiamo essere leali con i nostri compagni e compagne. Per questo, in questa prima tappa, vogliamo privilegiare il parlare con i nostri compagni e compagne. Dico questo perché molti si stanno aspettando grandi mobilitazioni, grandi manifestazioni e vedranno che il Delegado Zero preferirà parlare con quelli che hanno già aderito alla Sesta ed allo’Altra Campagna, ascoltare le loro parola e chiedere loro rispettosamente che ci aiutino ad apprendere il modo per parlare ai lavoratori della campagna e della città dove loro si muovono e con i quali hanno costruito la loro autorità morale e politica.

E sto parlando delle organizzazioni politiche di sinistra, comuniste, libertarie, anarchiche, di quelli che non si definiscono ancora o in questa definizione mancano ancora molte cose da dire: gruppi, collettivi culturali, di media alternativi, organizzazioni non governative, organizzazioni dei diritti delle donne, degli omosessuali, delle lesbiche, degli altri differenti, di tutto quello che siamo e che noi abbiamo voluto simbolizzare con un pollo che zoppica e che è molto altro, il pinguino, è lì… veniva in moto, e gli è venuta la nausea…
Noi vogliamo dirvi insomma che la nostra priorità è diventare compagni, conocervi e che voi ci conosciate.
La nostra esperienza ci dice che dalla conoscenza nasce il rispetto ed noi compagni e compagne dobbiamo rispettarci.

Noi diamo a tutti voi che aderite alla Sesta due
garanzie: una, che non finirà presto e che non ci sarà nessuna ricompensa e l’altra è che avranno un posto, siate grandi o piccoli, rossi, neri, bianchi, grassi, magri, siate come siate avrete sempre un posto con noi come zapatisti.

Dentro all’Altra Campagna difenderemo questo spazio perché per questo è stata fatta La Sesta e per questo inizia l’Altra Campagna. Inizieremo domani qui nella città di San Cristóbal con i compagni e le compagne delle Sextas Coletas o dell’Altra Campagna qui in San Cristóbal e in tutto Los Altos.
Poi andremo a Palenque, poi a Tuxtla, poi a Tonalá, poi a Huixtla, poi a Moisés Gandhi e lè termineremo in Chiapas e inizieremo in Yucatán e Quintana Roo.

Continueremo ad informarvi sulle attivitá e su quello che faremo. A tutti chiediamo comprensione per la definizione di questa prima tappa, sappiamo che vi aspettate di vederci in grandi atti o in tavole rotonde o in presentazioni di libri o in interviste di grandi intellettuali o dei grandi media ma vedrete che preferiremo essere compagni, che preferiamo parlare ed ascoltare quella persona che sta lì dietro e che non riesce neppure ad ascoltare quello che dico e che per noi la sua parola è importante.

Compagni e compagne, per la prima volta terminiamo un atto un primo gennaio non gridando «Viva l’EZLN» ma come compagni e compagne che siamo con «Viva l’Altra Campagna».
Grazie.

(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

 

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