correoslista de correosrecibe automáticamente las actualizaciones a tu correosíguenos en tuitersíguenos en facebook siguenos en youtubesíguenos en Vimeo

enlaceZapatista

Palabra del Ejército Zapatista de Liberación Nacional

Oct252023

Prima parte: LE RAGIONI DEL LUPO

Prima parte:

LE RAGIONI DEL LUPO.
Rubén Darío.
Nicaragua.

L’uomo che ha il cuore di fiordaliso
l’animo di cherubino, la lingua celestiale
il piccolo e dolce Francesco d’Assisi;
si trova con un rude e potente animale,
la bestia temeraria, ingorda di sangue
le fauci cattive, gli occhi malvagi:
il lupo di Gubbio, il terribile lupo!
rabbioso, ha devastato i dintorni;
crudele ha sbranato tutte le greggi;
ha divorato agnelli, ha divorato pastori,
e sono innumerevoli i suoi morti e i suoi danni.

I forti cacciatori armati di fucili
sono stati fatti a pezzi. Le dure zanne
hanno preso i cani più feroci,
così come capre e agnelli.

Francesco uscì:
cercò il lupo
nella sua tana.
Vicino alla grotta trovò l’enorme bestia
che, vedendolo, si scagliò ferocemente contro di lui.
verso di lui. Francesco, con la sua voce dolce
alzando la mano, al lupo furioso,
disse: «Pace, fratello lupo!
L’animale guardò l’uomo con il ruvido saio;
rinunciò alla sua aria scontrosa,
chiuse le fauci aperte e aggressive
e disse: «Va bene, frate Francesco!”.
“Perché», esclamò il santo, «è legge che tu viva
nell’orrore e nella morte?
Il sangue che versa
il tuo muso diabolico, il lutto e l’orrore
che diffondi, il pianto
dei contadini, l’urlo, il dolore
di tante creature di Nostro Signore
non devono frenare la tua furia infernale?
Venite dall’inferno?
Siete stati infusi dell’eterno rancore
di Luzbel o Belial?”
E il grande lupo, umile: “L’inverno è duro!
e la fame è orribile! Nella foresta gelata
non ho trovato nulla da mangiare; e ho cercato il bestiame,
e a volte ho mangiato il bestiame e il pastore.
Il sangue? Ho visto più di un cacciatore
sul suo cavallo, che conduceva l’astore
al pugno; o correre dietro al cinghiale,
l’orso o il cervo; e ne ho visto più di uno
macchiato di sangue, ferire, torturare,
dalle corna rauche al clamore soffocato,
gli animali di Nostro Signore.
E non era per la fame, che andavano a cacciare.”

Francesco risponde: “Nell’uomo c’è un lievito cattivo.
Quando nasce viene con il peccato. È triste.
Ma l’anima semplice della bestia è pura.
Avrete
da oggi in poi cosa mangiare.
Lascerete in pace
le mandrie e le persone in questo paese.
Che Dio migliori la vostra selvatichezza!”
“Va bene, frate Francesco d’Assisi.”

“Davanti al Signore, che lega e scioglie tutte le cose,
nella fede della promessa, posa la tua zampa su di me.”

Il lupo tese la sua zampa al frate
d’Assisi, che a sua volta tese la mano.
Andarono al villaggio. La gente vide
e ciò che vedeva stentava a credere.
Il lupo feroce seguiva il religioso,
e, a testa bassa, lo seguiva tranquillamente…
come un cane domestico, o come un agnello.

Francesco chiamò il popolo in piazza
e lì predicò.
E disse: «Ecco una caccia gentile.
Fratello Lupo viene con me;
mi ha giurato di non essere più vostro nemico,
e di non ripetere il suo sanguinoso attacco.
Voi, in cambio, darete cibo
alla povera bestia di Dio.” “Così sia!”
rispose l’intero villaggio.
E poi, in segno di
di contentezza,
il buon animale ha mosso testa e coda,
e si avviò con Francesco d’Assisi verso il convento.

Per qualche tempo il lupo rimase tranquillo
nel santo asilo.
Le sue orecchie rozze ascoltavano i salmi
e i suoi occhi chiari si inumidirono.
Imparò mille grazie e giocò a mille giochi
quando andava in cucina con i laici.
E quando Francesco recitava la sua preghiera,
il lupo leccava i suoi poveri sandali.
Usciva per la strada,
attraversava la boscaglia e scendeva a valle,
entrava nelle case e gli veniva dato qualcosa
da mangiare. Lo guardavano come un levriero addomesticato.
Un giorno Francesco era assente. E il lupo
gentile, il lupo buono e gentile, il lupo gusto,
scomparve, tornò sulla montagna,
e ricominciò il suo ululato e la sua furia.
Ancora una volta si sentirono paura e allarme,
tra i vicini e i pastori;
La paura riempì l’ambiente circostante,
e il coraggio e le armi non servirono a nulla,
perché la bestia feroce
non dava tregua alla sua furia,
come se avesse
fuochi di Moloch e di Satana.

Quando il santo divino tornò al villaggio,
tutti lo cercarono con lamentele e pianti,
e con mille litigi testimoniavano
di ciò che avevano sofferto e perso così tanto
per quell’infame lupo del diavolo.

Francesco d’Assisi si fece severo.
Andò sulla montagna
per cercare il falso lupo macellaio.
E presso la sua grotta trovò il parassita.

“Nel nome del Padre del sacro universo,
evocami», disse, «o lupo malvagio!
Rispondimi: perché sei tornato al male?
Rispondimi. Ti ascolto».
L’animale parlò, come se fosse in una lotta spietata,
la bocca schiumante e l’occhio fatale:
“Fratello Francesco, non avvicinarti troppo….
Ero tranquillo nel convento;
uscivo in paese,
e se mi davano qualcosa ero felice
e mangiavo docilmente.
Ma ho cominciato a vedere che in tutte le case
c’era invidia, rabbia e ira,
e in ogni volto ardeva la brace
dell’odio, della lussuria, di infamia e di menzogna.
I fratelli facevano guerra ai fratelli,
i deboli perdevano, i malvagi vincevano,
la femmina e il maschio erano come il cane e la cagna,
e un bel giorno mi picchiarono tutti.
Mi videro umile, leccavo le mani
e i piedi. Seguivo le tue sacre leggi:
tutte le creature erano i miei fratelli,
fratelli gli uomini, fratelli i buoi,
sorelle le stelle e fratelli i vermi.
E così mi picchiarono e mi buttarono fuori
E le loro risa erano come acqua bollente,
e nelle mie viscere la bestia selvaggia si rianimò,
e mi sentii improvvisamente un lupo cattivo;
ma sempre meglio di quella gente cattiva.
E ricominciai a combattere qui,
per difendermi e per nutrirmi.
Come fa l’orso, come fa il cinghiale,
che devono uccidere per vivere.
Lasciatemi nella boscaglia, lasciatemi sul crinale,
lasciatemi esistere nella mia libertà,
vai al tuo convento, frate Francesco,
segui il tuo cammino e la tua santità.

Il santo di Assisi non gli disse nulla.
Lo guardò con sguardo profondo,
e cominciò a piangere senza conforto,
e parlò al Padre Eterno con il suo cuore.
Il vento del bosco portò la sua preghiera,
che era: Padre nostro, che sei nei cieli…

Dicembre del 1913

Share

No hay comentarios »

No hay comentarios todavía.

RSS para comentarios de este artículo.

Deja un comentario

Notas Importantes: Este sitio web es de la Comisión Sexta del EZLN. Esta sección de Comentarios está reservada para los Adherentes Registrados y Simpatizantes de la Sexta Declaración de la Selva Lacandona. Cualquier otra comunicación deberá hacerse llegar por correo electrónico. Para evitar mensajes insultantes, spam, propaganda, ataques con virus, sus mensajes no se publican inmediatamente. Cualquier mensaje que contenga alguna de las categorías anteriores será borrado sin previo aviso. Tod@s aquellos que no estén de acuerdo con la Sexta o la Comisión Sexta del EZLN, tienen la libertad de escribir sus comentarios en contra en cualquier otro lugar del ciberespacio.


Archivo Histórico

1993     1994     1995     1996
1997     1998     1999     2000
2001     2002     2003     2004
2005     2006     2007     2008
2009     2010     2011     2012
2013     2014     2015     2016
2017     2018     2019     2020
2021


Comunicados de las JBG Construyendo la autonomía Comunicados del CCRI-CG del EZLN Denuncias Actividades Caminando En el Mundo Red nacional contra la represión y por la solidaridad