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Palabra del Ejército Zapatista de Liberación Nacional

Feb012013

Loro e noi. III – I Capoccia.

LORO E NOI
III – I Capoccia.

In qualche luogo del Messico…

L’uomo colpisce, furioso, il tavolo.

– Annientateli!

– Signore, con tutto il rispetto E’ da più di 500 anni che ci proviamo. Gli imperi che si sono succeduti hanno tentato con tutto il potere militare dell’epoca.

– E perché sono ancora lì?

– Emm… stiamo ancora cercando di capirlo – il lacchè guarda con rimprovero il tipo in divisa militare.

Il militare si alza e, sull’attenti, tende il braccio destro, con la mano estesa, e grida con entusiasmo:

– Heil…! Scusate, volevo dire, saluto, signore – Dopo aver rivolto un’occhiata minacciosa che zittisce le risatine degli altri commensali, continua:

 Il problema, signore, è che quegli eretici non ci affrontano dove siamo forti, ci girano intorno, ci attaccano nelle nostre debolezze. Se fosse una questione di piombo e fuoco, già da tempo quelle terre, con i loro boschi, acqua, minerali, persone, sarebbero state conquistate e così lei avrebbe potuto offrirle in tributo al grande Capo, signore. Quei codardi, invece di affrontarci con i loro eroici petti nudi, o con archi, frecce e lance, e morire da eroi (sconfitti sì, ma da eroi), si preparano, si organizzano, si mettono d’accordo, ci prendono in giro, si nascondono quando si tolgono la maschera. Ma non saremmo in questa situazione se mi avessero coinvolto quando tutto è cominciato – e guarda con riprovazione il commensale sulla cui targhetta sul tavolo si legge “chupa-cabras versione 8.8.1.3“.

Il commensale sorride e dice:

– Generale, con tutto il rispetto, non avevamo una bomba atomica. Ed anche se ne avessimo potuta avere una dai nostri alleati (il commensale che ha la targhetta con scritto “ambasciatore” ringrazia per la menzione), saremmo riusciti ad annichilire tutti gli aborigeni, ma avremmo distrutto anche i boschi e l’acqua, oltre a rendere i lavori di esplorazione e sfruttamento di minerali  impossibili per, diciamo, vari secoli.

Interviene un altro dei lacchè:

– Abbiamo promesso loro che alla loro morte ci sarebbero state canzoni e poemi in lode al loro sacrificio, corridos, film, tavole rotonde, saggi, libri, opere teatrali, statue, il loro nome in caratteri d’oro. Li abbiamo avvertiti che se si impegnavano a resistere e continuare a vivere, avremmo diffuso voci e dubbi sul perché non sono spariti, perché non sono morti, e che avremmo detto che loro erano una nostra creazione, che avremmo intrapreso una campagna di discredito tale che avrebbero perfino avuto il sostegno di alcuni intellettuali, artisti e giornalisti progressisti – I commensali ai quali allude fanno un gesto di approvazione, benché più di uno si mostri infastidito per così tanti “isti.

L’uomo interrompe impaziente:

– E?

– Ci hanno risposto così – (il lacchè mostra il pugno col dito medio alzato).

I commensali si agitano indignati e reclamano:

– Plebei! Villani! Rozzi! Barboni! –

Il lacchè è ancora col dito medio alzato di fronte all’uomo che lo riprende:

– Ok, ho capito, abbassa la mano.

Il lacchè abbassa lentamente la mano mentre strizza l’occhio agli altri commensali. Poi continua:

– Il problema, signore, è che queste persone non hanno il culto della morte, ma della vita. Abbiamo cercato di eliminare i loro leader visibili, comprarli, sedurli.

– Quindi?

– Oltre al fatto che non ci siamo riusciti, ci siamo resi conto che il problema maggiore sono i leader invisibili.

– Ok, trovateli.

– Li abbiamo già incontrati, signore

– E? –

– Sono tutt@, signore.

 Come tutt@?

– Sì, tutte, tutti. Questo è uno dei messaggi che hanno lanciato il giorno della fine del mondo. Ma siamo riusciti a non far trapelare sui mezzi di comunicazione, e credo che qui possiamo dirlo senza paura che qualcun altro lo sappia, che hanno usato un codice affinché noi capissimo: quello che sta sopra il palco è il capo.

 Cosa?! 40 mila capi?

– Emm… signore, scusi, questi sono quelli che abbiamo visto, bisognerebbe aggiungere gli altri che non abbiamo visto.

– Allora corrompeteli. Immagino che abbiamo denaro a sufficienza – aggiunge rivolgendosi al commensale con la targhetta “cassiere non automatica”.

Il cosiddetto “cassiere” dice balbettando:

 Signore, dovremmo vendere qualche bene dello Stato ma ormai non c’è quasi più nulla.

Il lacchè interviene:

– Signore, c’abbiamo provato.

– E?

– Non hanno prezzo.

– Dunque, convinceteli.

 Non capiscono quello che diciamo. E a dire il vero, anche noi capiamo quello che dicono. Parlano di dignità, di libertà, di giustizia, di democrazia…

– Bene, allora facciamo come che se non esistessero. Così moriranno di fame, malattie curabili, con un buon blocco informativo, nessuno se ne accorgerà fino a che sarò troppo tardi. Ok, uccidiamoli di oblio.

Il commensale che somiglia sorprendentemente ad un chupa-cabras fa un segno di approvazione. L’uomo ringrazia per il gesto.

– Sì, signore, ma c’è un problema.

– Quale?

– Anche se li ignoriamo, si ostinano a continuare ad esistere. Senza le nostre elemosine, scusate, volevo dire senza il nostro aiuto, hanno costruito scuole, hanno coltivato la terra, realizzato cliniche ed ospedali, migliorato le abitazioni e la loro alimentazione, abbassato i livelli di criminalità, sconfitto l’alcolismo. Oltre ad aver proibito la produzione, distribuzione e consumo di stupefacenti, elevato la loro speranza di vita quasi equiparandola con quella delle grandi città.

 Ah, cioè che continua ad essere più alta nelle città – l’uomo sorride soddisfatto.

– No signore, quando dico “quasi” è che la loro è più alta. La speranza di vita nelle città si è ridotta grazie alla strategia del suo predecessore, signore.

Tutti si voltano a guardare con scherno e riprovazione il personaggio con la cravatta blu.

– Vuoi dire che quei ribelli vivono meglio di quelli che corrompiamo?

– Assolutamente, signore. Ma non dobbiamo preoccuparci di questo, abbiamo predisposto una campagna mediatica ad hoc per rimediare a questo.

– E?

 Il problema è che né loro né i nostri guardano la televisione, leggono i nostri giornali, non hanno twitter, né facebook, nemmeno il cellulare. Loro sanno di stare meglio ed i nostri sanno di stare peggio.

Si alza la commensale con il cartellino “sinistra moderna”:

– Signore, se permette. Con il nuovo programma di Solid… scusi, volevo dire con la Crociata Nazionale…

Il lacchè la interrompe spazientito:

– Dai Chayo, non cominciare con i discorsi per i media. Tutti noi concordiamo che il nemico principale sono quei maledetti indios e non l’altro innominabile. Quello l’abbiamo ben infiltrato e circondato da personale del signore qui presente.

Quello con cartellino chupa cabras annuisce con soddisfazione e riceve grato le pacche sulle spalle dei vicini commensali.

Il lacchè continua:

– Ma tu ed io, e tutti i presenti, sappiamo che la faccenda dei programmi sociali è una bugia, che non importa quanti soldi si investano, alla fine dell’imbuto non resta niente. Perché ognuno si prende la sua fetta. Dopo il signore, con tutto il rispetto, tu ne prendi una buona parte, e così tutti i presenti, poi i signori governatori, i comandi delle zone militari e navali, le legislature locali, i presidenti municipali, i commissari, i leader, gli addetti, i cassieri, alla fine, resta poco o niente.

L’uomo interviene:

 Allora bisogna fare qualcosa, altrimenti il Capo cerca altri capoccia e voi sapete bene, signore e signori, cosa significa: la disoccupazione, lo scherno, forse la prigione o l’esilio.

Il personaggio titolato “chupa-cabras” trema e fa un gesto affermativo.

– Ed è urgente, perché se quegli indios zampa-storta… (la figlia del signore fa una smorfia schifata, la signora improvvisamente si sente male e diventa verde). La signora si ritira adducendo qualcosa su una gravidanza.

L’uomo prosegue:

– Se quegli stronzi di indios si uniscono, ci troveremmo con grossi problemi perché…

– Emm, emm, signore – interrompe il lacchè.

 Sì? –

– Temo che ci sia un problema più grande, cioè, peggiore, signore.

– Più grave? Peggiore? Cosa può esserci di peggio degli indios insorti?

 Beh, che si mettano d’accordo con gli/le altr@, signore –.

– Gli/le Altr@? Chi sono? 

 Mm… aspetti che guardo… beh, contadini, operai, disoccupati, giovani, studenti, maestri, impiegati, donne, uomini, anziani, professionisti, gay, punk, rasta, skater, rapper, hip-hopers, rocker, metallari, autisti, coloni, ong, ambulanti, bande, razze, villani, plebei…

 Basta!, ho capito… credo.

I lacchè si scambiano un sorrisetto complice.

– Dove sono i leader che abbiamo corrotto? Dove sono quelli che abbiamo convinto che la soluzione di tutto è diventare come noi?

 Sono sempre in meno a crederci, signore. E’ sempre più difficile controllare i loro uomini.

– Cercate chi corrompere! Offrite soldi, viaggi, programmi televisivi, seggi, governi! Ma soprattutto soldi, tanti soldi!

 Lo stiamo facendo, signore, ma … – il lacchè tentenna.

 E? – lo pressa l’uomo.

– Ne troviamo sempre di più… –

 Magnifico! Allora, c’è bisogno di altri soldi?

– Signore, voglio dire che ne troviamo sempre di più che non si lasciano corrompere.

 E col terrore?

– Signore, sono sempre di più a non aver paura, o se ce l’hanno, la controllano.

– L’inganno?

– Signore, sono sempre di più le persone che pensano con la propria testa.

– Allora bisogna distruggerli tutti!

 Signore, se spariscono tutti, spariscono anche i nostri. Chi seminerà la terra, chi farà funzionare le macchine, chi lavorerà nei grandi media, chi ci servirà, chi combatterà le nostre guerre, chi ci loderà?

– Allora bisogna convincerli che noi siamo necessari quanto loro.

– Signore, oltre al fatto che ci sono sempre più persone che rendono contro che non siamo necessari, sembra che il Capo stia dubitando della nostra utilità, e per “nostra” mi riferisco a tutti noi.

Gli invitati al tavolo del signore si agitano nervosamente sulle sedie.

 Dunque?

– Signore, mentre cerchiamo un’altra soluzione, perché quella del “Patto” non è servita a niente, e visto che bisogna evitare la vergogna di ospitarlo di nuovo in un bagno, abbiamo acquisito qualcosa di più adatto: una “stanza antipanico!”

I commensali si alzano e applaudono. Tutti si affollano intorno alla macchina. L’uomo entra e si mette ai comandi.

Il lacchè, nervoso, avverte:

– Signore, faccia attenzione a non premere sul tasto “espulsione”.

– Questo?

– Nooooooooooooooo!

Truccatori e burattinai corrono a prestare aiuto.

Il lacchè si rivolge ad uno dei cameraman che ha filmato tutto:

 Cancella questa parte… E dì al Capo che prepari un fantoccio di scorta. Questo bisogna “resettarlo” ogni volta.

I commensali si aggiustano la cravatta, la gonna, si pettinano, tossicchiano cercano di richiamare l’attenzione. I click delle telecamere e la luce dei flash oscurano tutto…

(continua…)

Da qualche luogo di tutti i mondi.

SupMarcos
Pianeta Terra
Gennaio 2013

Dati ricavati dalla Relazione #69 del Servizio di Intelligenza Autonoma (SIA) su quanto sentito e visto in una riunione ultra-arci-super-iper segreta, realizzata in Messico, D.F. cortile degli Stati Uniti, latitudine 19° 24´ N, longitudine 99° 9´ W. Data: alcune ore fa. Classificazione: solo per i tuoi occhi. Raccomandazione: non rendere pubblica questa informazione perché ci sgamano. Nota: mandate altro pozol perché Elías l’ha finito al grido di “reggetevi che c’è fango!”, e sta ballando ska sul motivo dei Tijuana No, “Trasgresores de la Ley”, nella versione di Nana Pancha. Sì, il pezzo è forte, ma è dura entrare in slam perché Elías indossa scarponi da minatore con punta di acciaio.

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Ascolta e guarda il video che accompagna il testo: Link

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(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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